L’intervista all’avvocato Cesare Pozzoli sul tema dell’affido è stata pubblicata sul cartaceo di Mamme Magazine di sabato 25 novembre 2025
di Manila Alfano

Cesare Pozzoli fa sembrare semplice un gesto che da fuori assomiglia a qualcosa di eroico: tre bambini in affido in cinque anni. «Tutto è iniziato un po’ per caso, come le cose grandi della vita in effetti». E così nel 2021 la loro grande casa affacciata sul parco Solari, si è aperta a bambini con genitori in difficoltà. Lui, grande avvocato di Milano, la moglie Paola, i quattro figli e perfino il cane Tesla, erano pronti a fare ognuno la loro parte.
Come vi è venuta l’idea?
«I figli erano diventati grandi. Come avvocato del lavoro aiutavo professionalmente da tanti anni un’associazione di genitori adottivi e affidatari. Accostandoci a questa realtà, ci affascinava la prospettiva di accogliere bambini con problemi e così tanto bisognosi di essere amati, come lo è ciascuno di noi. Non possiamo nascondere che in questa curiosità è stata determinante l’esperienza che viviamo nella storia di CL»
Che differenza c’è tra adozione e affido?
«L’adozione comporta l’inserimento definitivo di una persona in una famiglia come se fosse un figlio a tutti gli effetti, l’affido comporta un’accoglienza temporanea, anche se può durare molti anni e arrivare fino alla maggiore età, ed è finalizzato, se possibile, al rientro nella famiglia naturale».
L’affido che logica segue?
«La ‘logica’ è quella di accogliere i bambini per un certo tempo fintanto che possano tornare dai loro genitori naturali. Purtroppo questo rientro accade raramente e molti bambini vengono poi adottati da altre famiglie».
Perché?
«Per quel che ne sappiamo, nei tre affidi che abbiano avuto non abbiamo mai potuto incontrare i genitori naturali che vedono i loro bambini un’ora ogni 2 o 3 settimane in uno spazio neutro gestito dai servizi sociali, perché i problemi dei genitori permangono e vengono ritenuti dai Giudici minorili incompatibili con un loro rientro, si tratta di valutazioni molto complesse e delicate. Per questo scatta l’adozione in altre famiglie».
Ma perché non possono essere adottati da voi?
«Anche questa è una decisione complessa che dipende dal Tribunale. Nei casi di affido che abbiamo vissuto la nostra domanda di adozione non è stata accolta, forse per l’età, oppure perché non si vuole che l’affido diventi un espediente per arrivare all’adozione o ancora più semplicemente perché il Tribunale ha avuto buoni motivi per scegliere una nuova famiglia adottiva; nei nostri precedenti casi si è trattato di famiglie stupende e accoglienti, che non potevano avere figli naturali e che hanno da subito amato i bambini senza recidere il rapporto con noi».
Ci sono casi di affidi lunghissimi poi interrotti brutalmente dall’autorità giudiziaria. In questo modo non si crea un grave danno ai bambini?
«Quando un bambino va è una esperienza molto difficile. Quello che però ci tocca è amare questi bambini per il tempo che stanno con noi come se fossero figli nostri. Poi noi crediamo che l’amore dato e ricevuto rimane per sempre. La struttura di una persona si forma per la gran parte proprio nei primi anni di vita e il sentirsi amati sviluppa l’autocoscienza e la personalità. Nulla perciò va perduto anche se magari non si vede e rimane nel profondo».
Quanto costa lasciarlo andare?
«Costa. Ma impari ad amare l’altro non perché è tuo e lo puoi abbracciare e avere, ma per il suo destino. Ciò che si riceve è immensamente di più di ciò che si da. Un esempio fresco: la scorsa settimana con Paola stavano animatamente discutendo in cucina. Angelo (nome di fantasia), che ha due anni e mezzo, ci ha sentiti si è messo in mezzo a noi e, quasi sentendosi in colpa per quel litigio e volendo fare qualcosa per fare tornare la pace ci ha detto due volte ‘scusimi’, quasi pensasse di essere lui la causa del diverbio».
E voi?
«Immediatamente ci siamo guardati e abbracciati e abbiamo fatto pace. Lui era felice e anche noi. Per questo don Giussani diceva che chi accoglie un bambino a casa sua accoglie -senza saperlo- un angelo».
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