Simonetta Matone: «Troppi ostacoli». L’intervista all’ex magistrato a è stata pubblicata sul cartaceo di Mamme Magazine del 15 novembre 2025
di Angelica Amodei
Il sogno di diventare genitori e il desiderio di regalare amore e una famiglia a un bambino abbandonato si incontrano nell’adozione. Un percorso che nasce dal cuore, che dovrebbe essere solo di amore e di accoglienza, ma che troppo spesso si scontra con ostacoli, burocrazia e attese infinite.

Perché non sono state attuate misure più ‘facili’ per favorire le adozioni?
«Le procedure di adozione sono effettivamente lunghe e complicate, anche se si riesce quasi sempre ad ottenere il decreto di idoneità. Il problema principale riguarda le adozioni nazionali, dove spesso si tratta di adozioni a “rischio giuridico”. Molti bambini non vengono dichiarati adottabili fin dall’inizio: vengono prima allontanati dalla famiglia d’origine per essere protetti e quindi affidati temporaneamente. L’affido serve, infatti, a sostenere la famiglia biologica e tentare di reinserire il minore nel suo nucleo. Solo se questo tentativo fallisce si arriva alla dichiarazione dello stato di abbandono. Ma contro questa dichiarazione la famiglia d’origine può ricorrere e i ricorsi possono arrivare fino a tre gradi di giudizio. Questo si traduce in anni di incertezza: nel frattempo, il bambino cresce con una coppia affidataria che si comporta, comprensibilmente, come se fosse la sua vera famiglia. Poi, magari dopo cinque o sei anni, arriva una sentenza della Cassazione che ordina la restituzione del minore. Questo è il cosiddetto “rischio giuridico”, che spaventa moltissime coppie e scoraggia le domande di adozione. È una situazione drammatica, perché in Italia non esiste una vera cultura dell’affidamento: chi accoglie un bambino tende a comportarsi da genitore, e quando poi deve restituirlo si trova di fronte a un trauma devastante».
I dati più recenti dicono che anche le adozioni internazionali sono negli ultimi anni crollate…
«L’adozione internazionale non è affatto semplice e ci si scontra con le leggi dei paesi a cui ci si rivolge. Tra l’altro molti bambini nascono in situazioni di forte disagio. Spesso questi bimbi portano con sé un bagaglio di traumi importanti. Non è raro che ragazzi adottati sviluppino disturbi gravi, comportamenti autodistruttivi o antisociali. E i genitori adottivi non sono preparati ad affrontare tutto questo. Manca un adeguato supporto per queste famiglie».
C’è un modo per rendere l’ adozione più facile?
«Le leggi sull’adozione ci sono. Il problema è come vengono applicate. Spesso l’interpretazione è lasciata alla discrezionalità dei giudici o dei servizi sociali, e questo può generare confusione e ingiustizie. Le coppie non vengono sempre accompagnate adeguatamente lungo il percorso. Si trovano sole con difficoltà enormi».
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