Servono aiuti ai giovani, sostiene in questo intervento il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli. Il suo intervento è stato pubblicato sul cartaceo di Mamme Magazine del 22 novembre 2025
di Francesco Maria Chelli*
L’evoluzione demografica del nostro Paese continua a essere caratterizzata da una bassa natalità e da una vita sempre più lunga. Partiamo da quest’ultimo aspetto. Tra il 2009 e il 2025 i centenari sono più che raddoppiati, passando da circa 10.200 a oltre 23.500.
Numeri che continueranno a salire anche nei prossimi anni, ed è una buona notizia. Sul fronte opposto la popolazione italiana fa i conti con il crollo delle nascite. Secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-luglio, le nascite sono 197.956, in diminuzione di circa 13 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024 (211.250 nati). Dal 2008, inizio del calo della natalità, una diminuzione della stessa portata nei primi sette mesi dell’anno, si è verificata nel 2013 (con 13 mila nati in meno sul 2012, nel 2016 (-17 mila nati sull’anno precedente) e nel 2019 (-13 mila nati sul 2018.
Il declino delle nascite ha origini lontane. Questi andamenti affondano le radici nei profondi cambiamenti sociali, demografici e culturali avviati nel secolo scorso: già alla fine degli anni Settanta, il numero medio di figli per donna era sceso stabilmente sotto la soglia di due, rendendo le nuove generazioni meno numerose rispetto a quelle dei genitori. Parallelamente l’aumento della speranza di vita ha determinato una crescita della popolazione anziana. I risultati sono davanti ai nostri occhi, non solo nelle statistiche.
Nel 2024 il numero medio di figli per donna è sceso a 1,18, per la prima volta al di sotto del precedente minimo storico registrato nel 1995, quando era pari a 1,19. L’età media per il primo figlio continua ad aumentare, sfiorando i 32 anni nel 2024, le famiglie diventano più “piccole”.
Perché sta succedendo tutto questo? I fattori sono diversi: l’instabilità lavorativa e abitativa, le difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia, la percezione di un futuro incerto. Ma c’è anche una dimensione culturale che va considerata. Frenare la denatalità non è impossibile.
Dobbiamo far sì che le coppie possano realizzare il proprio progetto di genitorialità. Le politiche per la famiglia, l’occupazione giovanile, i servizi per l’infanzia e la parità di genere, qui si gioca questa partita. Serve un approccio integrato, che unisca una solida conoscenza dei fenomeni, la responsabilità delle scelte e una visione chiara per il futuro. Servono più asili ma anche un Welfare capace di rispondere alla domanda crescente di cura dei nonni.
*Presidente dell’Istat

