Quale scuola? Reggio Children

A Reggio Emilia un approccio educativo. L’articolo è uscito in formato cartaceo di Mamme Magazine sabato 8 novembre 2025

di Redazione Mamme Magazine

 

Niente programmi rigidi, niente voti, ma libertà di esplorare, creare, sperimentare. È il cuore del metodo Reggio Emilia, l’approccio educativo nato nel dopoguerra nella città emiliana e oggi conosciuto e studiato in tutto il mondo. Un modello che capovolge la prospettiva tradizionale: al centro non c’è l’insegnante, ma il bambino, considerato protagonista attivo del proprio apprendimento.

Il metodo nasce nel 1945, quando un gruppo di genitori, insieme al pedagogista Loris Malaguzzi, decise di fondare una scuola diversa, costruita letteralmente con le mani della comunità, tra le macerie della guerra. Da allora, l’esperienza reggiana è cresciuta fino a diventare un riferimento internazionale: oggi oltre 150 paesi studiano e adottano elementi del “Reggio Emilia Approach”.

Nelle scuole reggiane non esiste un unico modo per imparare. Si parte dall’idea dei “cento linguaggi dei bambini”: parole, gesti, disegno, musica, gioco, teatro. Tutto può diventare strumento di conoscenza. L’ambiente scolastico è progettato come un “terzo educatore”, insieme a insegnanti e famiglie: spazi luminosi, materiali naturali, laboratori aperti, documentazione costante delle esperienze.

«Il bambino è portatore di diritti, non di bisogni», ripeteva Malaguzzi. Per questo l’adulto non trasmette solo nozioni, ma osserva, accompagna e valorizza le domande che emergono dal gruppo. Le maestre lavorano in équipe, condividendo progetti e riflessioni, mentre le famiglie partecipano attivamente alla vita scolastica.

Il metodo Reggio Emilia ha conquistato università e centri educativi da New York a Tokyo, tanto che il Newsweek lo ha definito “la migliore scuola per l’infanzia del mondo”. In Italia, il Comune continua a gestire una rete di nidi e scuole dell’infanzia pubbliche che ne incarnano i principi, pur tra sfide e difficoltà economiche. In tempi in cui la scuola rischia di appiattirsi su test e valutazioni, il modello reggiano ricorda che educare significa ascoltare, dare voce alla creatività e alla curiosità dei bambini. Perché, come diceva Malaguzzi, “nulla senza gioia” può davvero essere chiamato apprendimento.

Foto: sito web Reggio Emilia Approach

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