Quale scuola per i figli? Abbiamo sentito la psicologa Marinella Cozzolino. L’intervista è stata pubblicata sul cartaceo di Mamme Magazine dell’8 novembre 2025
di Angelica Amodei
Ogni genitore desidera il meglio per i propri figli, ma la scelta della scuola può trasformarsi in una fonte di ansia e dubbi. Capire quale ambiente educativo sia più adatto non è semplice, perché significa definire una parte importante del percorso di crescita. «Si tratta, in effetti, di una scelta complessa», spiega la psicologa Marinella Cozzolino.
«Contribuisce a formare l’identità del bambino. È il luogo dove si costruisce il primo confronto con il mondo esterno, dove nascono le amicizie, dove si creano certezze o insicurezze, dove si forma la propria autostima».
Da dove si parte per capire quale ambiente educativo è più adatto al proprio figlio?
«La scuola deve essere scelta non solo in base all’insegnamento, ma anche all’ambiente emotivo che il bambino incontrerà. Deve sentirsi a suo agio sotto tutti i punti di vista. La prima regola è cercare coerenza tra i valori educativi della famiglia e quelli dell’istituto scelto. Una famiglia abituata al dialogo e al confronto non dovrebbe scegliere una scuola molto rigida, così come una famiglia atea potrebbe trovarsi in difficoltà in un contesto fortemente religioso. La scuola deve parlare la stessa lingua emotiva ed educativa dei genitori. Attenzione anche alle scelte “riparative”: a volte i genitori cercano per i figli ciò che loro non hanno avuto, ma questo rischia di proiettare sul bambino il compito di colmare una mancanza che non gli appartiene».
Cosa altro può aiutarci nella scelta?

«Pur restando una scelta degli adulti, è importante ascoltare le percezioni dei figli. I bambini captano l’atmosfera di un luogo. Quando cercavo la scuola per mia figlia dopo aver visitato due istituti, lei mi disse semplicemente: “Voglio andare in quella dove la maestra sorride”. E aveva ragione: l’ambiente emotivo conta. Portare i propri figli a conoscere la scuola, osservando gli altri bambini può essere utile. Parlare con le mamme, chiedere informazioni. Non solo agli insegnanti o al preside. Anche i metodi educativi – come il Montessori o lo Steineriano – vanno scelti con consapevolezza. Se a casa non si applicano gli stessi principi, ad esempio la libertà di movimento o l’autonomia, si crea una dissonanza. Il bambino vive due mondi troppo diversi. Oltre al metodo, contano anche le attività proposte e l’organizzazione quotidiana. Ci sono scuole dove i bambini possono restare dopo le lezioni per fare sport o altre attività. Oggi le richieste sui bambini sono tantissime: inglese, nuoto, catechismo, sport… Dobbiamo evitare di trasformare la loro vita in una corsa a ostacoli. Anche la distanza va valutata: svegliarli all’alba per un’ora di viaggio è una violenza inutile. Una scuola vicina favorisce la vita di quartiere, le amicizie».
Cosa fare se, con il tempo, ci si accorge che la scuola scelta non funziona?
«Il capriccio del bambino non esiste: se si lamenta, esprime un disagio. Va ascoltato. Poi è bene capire se il problema dipende dalla scuola o da una sua difficoltà personale. Se manifesta regressioni, disturbi del sonno o dell’appetito o torna a comportamenti infantili, sono segnali da non ignorare. Cambiare scuola non è un fallimento: è un atto di cura. Ma se il problema è del bambino, è importante lavorare con uno psicologo dell’età evolutiva. A scuola il bambino deve sentirsi compreso e accolto per quello che è»

