I fattori psicosociali possono avere un impatto traumatico sulla salute dei neonati, influenzando il loro sviluppo neurocomportamentale, emotivo e fisico
di Redazione Mamme Magazine
Un recente studio inglese pubblicato su Lancet e condotto su più di due milioni di nati ha evidenziato come l’età materna troppo giovane, l’uso di sostanze voluttuarie in gestazione, i contesti familiari a rischio per povertà o per violenza subita o assistita e le patologie psichiatriche, conducono a un’importante riduzione del peso neonatale, più frequenti ricoveri dei neonati dopo la dimissione e un complessivo aumento della mortalità nel primo anno di vita.
I fattori psicosociali incidono sulla salute dei neonati e intercettare tempestivamente le situazioni critiche e creare reti di protezione li tutela per il futuro. Il tema è affrontato al XXXI Congresso nazionale della Sin, la Società Italiana di Neonatologia (dal 6 all’8 ottobre 2025 a Montesilvano, Pescara).
Le minacce per la salute dei neonati
Tra le problematiche si annoverano prematurità, basso peso alla nascita, difficoltà respiratorie,disturbi neurologici, alterazioni del sonno, problemi di attaccamento, disturbi del comportamento e dello sviluppo cognitivo. L’impatto può essere traumatico e duraturo sulla salute dei neonati: i fattori agiscono sul sistema endocrino, immunitario e antimicrobico, metabolico, modificando il processo evolutivo del bambino.
I primi mille giorni di vita
Secondo il presidente della Sin Massimo Agosti “è necessario occuparsi, sin dalla nascita, in realtà già durante la gravidanza, insieme ai colleghi ginecologi ed ostetrici, di questi fattori di rischio psicosociale, per valutarne, e possibilmente prevenirne o curarne, gli effetti sulla salute sia a breve che a lungo termine”. Professor Agosti sottolinea: “I primi mille giorni di vita sono determinanti per porre basi solide per la salute futura dell’individuo”.
Occorre quindi una formazione dei medici e del personale di modo che possano identificare le situazioni psicosociali a rischio e intervenire per la tutela della salute attraverso un lavoro multidisciplinare con psicologi, assistenti sociali e, qualora fosse necessario, l’autorità giudiziaria. “Dimettere dal reparto di Neonatologia un neonato senza avere piena consapevolezza di possibili rischi psicosociali, già in atto o futuri, e senza creare un’adeguata rete di protezione, anche con la collaborazione dei pediatri di famiglia, significa non adempiere compiutamente al nostro ruolo, così come non essere protagonisti nel chiedere alla politica di intervenire per ridurre la povertà, di aiutare le famiglie in difficoltà, di accogliere chi, strappato ad abitudini e contesti drammatici, ha bisogno di prevenzione e cura”, aggiunge Nicola Laforgia, direttore del programma formativo Sin..
Situazioni di povertà: a rischio il 26,7% degli under 16
La povertà, la perdita di lavoro di uno o di entrambi i genitori, le condizioni abitative inadeguate e le condizioni socio-economiche sono tutti fattori che possono alterare la salute dei neonati e dei bambini. Poi va considerato l’enorme disagio di moltissime persone in arrivo da altre parti del mondo: cambiano, spesso improvvisamente e in solitudine, abitudini e contesti di vita. Attualmente in Italia il 26,7 per cento dei minori sotto i 16 anni è a rischio povertà (ossia vive in famiglie con un reddito inferiore alla metà di quello medio nazionale) o di esclusione sociale (Istat). Il dato è decisamente più alto al Sud e nelle Isole, nei contesti familiari di basso livello culturale e in quelli di cittadinanza non italiana.
Cambiamento climatico e inquinamento
La salute dei piccoli può essere influenzata anche dall’ambiente, quindi da inquinamento e cambiamento climatico che quindi sono fattori di rischio psicosociale. È quindi necessario tenere alta la nostra attenzione e chiedere alle Istituzioni di intervenire con politiche mirate.
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