Bambini e social network, Moige promuove la prima class action contro Meta e TikTok

Il Movimento italiano genitori, con altri soggetti, è intervenuto legalmente per tutelare bambini e adolescenti. Si prepara un’azione risarcitoria di classe, aperta a genitori i cui figli hanno subito danni dalla frequentazione dei social

di Redazione Mamme Magazine

 

Un’azione legale innovativa con l’obiettivo di proteggere bambini e adolescenti da pratiche ritenute dannose e illegali da parte delle principali piattaforme social. È la prima class action contro Meta – quindi contro Facebook e Instagram – e TikTok presentata dal Moige, ossia il Movimento Italiano Genitori con un primo gruppo di genitori insieme allo Studio legale Ambrosio & Commodo di Torino. I promotori hanno ritenuto urgente dover intervenire legalmente alla luce dei 90 milioni circa di utenze Meta e TikTok a fronte di 60 milioni di abitanti

L’iniziativa

La notizia è stata appena diffusa ma il ricorso è stato depositato a luglio al Tribunale di Milano (udienza fissata per il 12 febbraio 2026). L’azione muove sull’articolo 840-sexiesdecies del codice di procedura civile, lo strumento di tutela legale introdotto nel 2021 che consente a chiunque abbia interesse di agire per ottenere l’ordine di cessazione o il divieto di reiterazione di condotte omissive o commissive poste in essere a danno di una pluralità di soggetti.

Tre le macro-aree di intervento. Innanzitutto il rispetto dell’obbligo di verifica dell’età e del divieto di accesso ai social per i minori di 14 anni. Moige con i genitori ricorrenti hanno documentato in quale modo le piattaforme Facebook e Instagram e TikTok consentono facilmente l’iscrizione illegale di minori, violando le normative nazionali e compromettendo le garanzie di protezione del legislatore nei confronti dei più giovani. Un’altra richiesta riguarda l’obbligo di corretta, chiara e diffusa informazione sui pericoli derivanti dall’abuso dei social.

Contro lo scroll dei contenuti

Invece concerne l’eliminazione dei sistemi che creano dipendenza dalle piattaforme, in particolare la manipolazione algoritmica e lo scroll infinito dei contenuti la seconda richiesta. La letteratura scientifica definisce questi meccanismi “tecnologia persuasiva” o “captologia”, ovvero un ramo della scienza che esplora l’intersezione tra informatica e persuasione, in grado di realizzare sistemi informatici progettati per modificare atteggiamenti e comportamenti senza apparente coercizione. L’uso dell’intelligenza artificiale e dei Big Data per influenzare i processi decisionali in modo occulto configura una vera e propria manipolazione computazionale che agisce contro l’interesse degli utenti più piccoli.

Il tracciamento anche della durata della navigazione dei singoli contenuti permette alle aziende di proporre contenuti altamente personalizzati che costituiscono una delle principali cause di dipendenza per i giovani utenti. Infatti gli algoritmi analizzano il comportamento passato degli utenti per mostrare contenuti che ritengono più interessanti, creando un flusso continuo che aumenta la difficoltà a disconnettersi.

Il Moige e l’urgenza di protezione dei minori

Antonio Affinita, direttore generale del Moige
Antonio Affinita, direttore del Moige

“Associazioni di genitori per la tutela dei minori, esperti del settore, del mondo accademico ed istituzioni hanno sollecitato, ma senza adeguate risposte dei gestori, di dare tutela dei minori sulle loro piattaforme social”, le parole di Antonio Affinita, direttore generale dell’associazione di promozione sociale che da oltre 25 anni è in prima fila nella tutela dei minori, che precisa: “A nostro avviso, purtroppo la protezione dei minori non solo non viene perseguita adeguatamente, ma addirittura danneggiando i minori tramite algoritmi che creano disagio e dipendenza. Questa azione legale, pertanto costituisce un passo urgente necessario”.

L’iniziativa è, afferma l’avvocato Stefano Commodo, titolare dello studio Ambrosio & Commodo, “frutto dell’impegno per due anni di intenso lavoro di un gruppo interdisciplinare composto – tra gli altri – da giuristi ingegneri informatici e neuropsichiatri, che ha portato al deposito di un ricorso fondato sui nuovi strumenti legislativi di tutela collettiva, consentendo ai genitori, parti lese, di coalizzarsi per affrontare il confronto con gruppi multinazionali’’ .

 

Azione risarcitoria

L’azione inibitoria è il primo passo: lo Studio Ambrosio & Commodo e Moige stanno preparando una successiva azione risarcitoria di classe, aperta a genitori i cui figli hanno subito danni dalla frequentazione dei social. È online il portale www.classactionsocial.it e l’indirizzo email: info@classactionsocial.it per raccogliere segnalazioni e testimonianze.

L’iniziativa si inserisce in un contesto giuridico in ampia evoluzione: l’Unione europea ha riconosciuto l’esistenza dell’Intelligenza artificiale manipolativa attraverso la Legge sui Servizi Digitali (Dsa), la Legge sui Mercati Digitali (Dma) e la Legge sull’Intelligenza Artificiale (AIA) ma non ha adottato misure concrete per tutelare la libertà formativa e l’equilibrio mentale dei minori.

Foto: Pixabay

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