Il nostro Paese arretra in tema di uguaglianza di genere. Lo ricorda la Uil a trent’anni dalla Dichiarazione di Pechino la parità di genere è ancora lontana. Significative le parole di Fulvia Murru, segretaria generale in Sardegna: “Al ritmo attuale servirebbero oltre 120 anni per raggiungere la piena parità di genere in Italia”
di Redazione Mamme Magazine
L’Italia passa dal 79esimo all’87esimo posto, perdendo ulteriori posizioni su quelle già cedute lo scorso anno secondo le ultime rilevazioni del Global Gender Gap Report 2025 , che monitora il grado di parità di genere raggiunta. Lo ricorda la Uil in occasione della Dichiarazione di Pechino, di cui oggi, 15 settembre, ricorre il trentesimo anniversario.
L’impegno della Dichiarazione
Nel 1995 ben 189 Paesi firmarono il documento per fissare linee guida per l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne. In particolare l’articolo 26 impegna tutti i firmatari a “Promuovere l’indipendenza economica delle donne, in particolare per mezzo della occupazione, ed eliminare il perdurante e crescente peso della povertà sulle donne, affrontando le cause strutturali della povertà per mezzo di cambiamenti nelle strutture economiche che assicurino a tutte le donne — pari accesso, in quanto protagoniste essenziali dello sviluppo, alle risorse produttive, alle opportunità e ai pubblici servizi”.
Il divario: tasso di occupazione femminile più basso d’Europa
Molti obiettivi sono stati conseguiti ma sono ancora troppi quelli da realizzare pienamente. Se si osserva il gap occupazionale, emerge che nel 2024 le donne presentano un tasso di occupazione inferiore a quello maschile di 17,8 punti percentuali, con il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa. Una donna su tre lavora part-time, spesso in modo involontario.
Quanto al gap retributivo, nel 2023 le retribuzioni femminili sono state mediamente più basse del 29,5 per cento rispetto a quelle maschili, con un divario che per le operaie arriva addirittura al 40 per cento.
I dati registrano nel complesso un notevole ritardo. “Al ritmo attuale – dichiara Fulvia Murru, segretaria generale Uil Sardegna – servirebbero oltre 120 anni per raggiungere la piena parità di genere in Italia. Troppo tempo. Le nostre bambine, ragazze e donne devono potersi immaginare protagoniste in ogni ruolo economico e sociale, e devono poter contare su percorsi reali per trasformare i loro sogni in realtà. Questo è l’impegno che tutti insieme dobbiamo perseguire”.
Il caso Sardegna: retribuzione oraria sotto la media nazionale

Quanto all’Isola il tasso di occupazione femminile si ferma al 52,4 per cento contro il 56,5 per cento nazionale (Istat, gennaio 2025). La retribuzione oraria media è di 12,4 euro, ben al di sotto della media italiana di 16,4 euro. Il part-time involontario tocca quota 23,4 per cento, tra i livelli più alti del Paese.
“Non possiamo limitarci a celebrare un anniversario – afferma Fulvia Murru –. È necessario agire con decisione: il contributo delle donne al mondo del lavoro significherebbe non solo giustizia sociale, ma crescita economica per l’intera collettività. Colmare il divario di genere potrebbe portare a un aumento del Pil europeo fino al 9,6 per cento entro il 2050, con un impatto di trilioni di euro”.
Le direzioni da prendere
Per la Uil, i nodi da affrontare sono chiari e partono dal rafforzamento dei servizi di sostegno alle famiglie, dall’infanzia al care giving. Importante, poi, sostenere i percorsi formativi Stem per le ragazze nonché incentivare lavoro stabile, di qualità e tutelato. Non da ultimo: combattere le distorsioni del mercato che costringono le donne a scelte non libere.
Foto in apertura: Pixabay
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