Sharenting, quando mamma e papà ti mettono sempre online: i consigli per tutelare i minori

di Manuela Vacca

 

Che belli i figli, sono una gioia già in ecografia. E metterli sui social appare un gesto naturale. E ancora e ancora con foto, video, racconti di quello che fanno nel quotidiano della loro giovane vita. Immagini, soprattutto, quasi mai con il consenso della prole anche se, via via che che si cresce, si è quasi sempre contrari a finire messi in Rete da mamma, papà o altri familiari. La costante condivisione online da parte dei genitori di contenuti sui propri bambini e bambine si chiama “sharenting”. Il termine era stato coniato negli Stati uniti dalla crasi di “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità) a indicare un fenomeno ancora molto in voga, anche se inizia ad apparire in controtendenza persino tra i vip.

Infatti il rischio di una eccessiva sovraesposizione online porta con sé altre problematiche legate all’identità digitale del minore e alla formazione della sua personalità. Le foto e le informazioni vi concorrono: possono creare pregiudizi in rete e trasformare i bambini in vittime di cyberbullismo a causa di loro ritratti giudicati imbarazzanti che, teoricamente, restano online per sempre. Lecite le tensioni tra i figli e i propri genitori per l’abitudine degli adulti a una diffusione non concordata di contenuti che li vedono al centro.

Appunto per la diffusione di contenuti – a volte ingenua e inopportuna – tra social media e app di messaggistica, si perde il controllo delle foto pubblicate o inviate, queste potrebbero essere utilizzate per altri scopi, addirittura illeciti. Inoltre, potrebbero alimentare l’intelligenza artificiale per la creazione di deepfake, la tecnologia in grado di manipolare le immagini e distorcere il reale.

Garante della privacy

Servono i giusti accorgimenti per la migliore tutela dei minori anche per loro immagini in Rete. Diverse organizzazioni, per esempio Save the children, hanno ideato alcuni pratici suggerimenti per prevenire i rischi dello sharenting. Anche l’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha sentito la necessità di parlarne in un podcast (che ha pubblicato nel proprio sito) e nel quale avverte i genitori su cosa comporta lo sharenting rispetto all’identità digitale dei più piccoli e alla formazione della loro personalità.

I cinque consigli di Save the children

Si preoccupa di curare la privacy anche l’organizzazione Save the children, che dà cinque suggerimenti per prevenire i rischi dello sharenting:

1. Conoscere le politiche sulla privacy degli ambienti digitali in cui si condividono immagini e contenuti; verificare (e aggiornare spesso) le impostazioni di privacy dei propri profili social e scegliere con chi condividere le immagini; impostare notifiche per essere avvisati quando il nome dei propri figli/e appare nei motori di ricerca (ad esempio, con Google Alert).

2. Tutelare il più possibile l’immagine online dei propri figli/e, distinguendo tra immagini private e immagini rese pubbliche, cercando ad esempio di condividere online foto che non ritraggano direttamente il volto o che lo oscurino ed evitare di pubblicare online le immagini intime, come ad esempio quelle del bagnetto, che possono essere destinate invece ad un uso privato.

3. Non condividere minuziosamente passioni, abitudini quotidiane e informazioni personali dei propri figli/e.

4. Parlarne costantemente con genitori, amici e parenti: concordare insieme che uso si può fare delle immagini che ritraggono bambini e bambine, sia quando vengono condivise, sia quando vengono realizzate in momenti di convivialità (per esempio feste di compleanno).

5. Se sono più grandi chiedere sempre il consenso ai propri figli/e, facendo occasione di comunicazione, relazione e educazione digitale.

Vedere l’infanzia rappresentata dai genitori nei social network dovrebbe indurre a riflessioni e cautele, aprire dibattiti distesi. I dati per dare una chiara fotografia del fenomeno in Italia sono ancora pochi rispetto ad altri Paesi.

 

Foto: Pixabay

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