Autismo: scoperta una possibile causa prenatale, ecco come prevenirla

Secondo uno studio recente, in alcuni casi, l’autismo potrebbe essere prevenuto già in gravidanza. Come? Con un esame del sangue e un’integrazione mirata di folati

di Angelica Amodei

Un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Clinical and Translational Neuroscience apre la strada a una possibile prevenzione dell’autismo già prima della nascita. La ricerca ha individuato un legame importante tra una carenza di folati nel cervello del feto e la presenza, nel sangue materno, di specifici anticorpi chiamati FRAA (anticorpi anti-recettore del folato alfa).

“Oggi sappiamo che una delle principali cause dell’autismo non sindromico è il deficit di folati cerebrali durante la gravidanza, spesso provocato dalla presenza, nel sangue materno, di anticorpi anti-recettore alfa del folato (FRAA)”, spiega il professor Claudio Giorlandino ginecologo specializzato in diagnosi prenatale e medicina materno fetale autore dello studio insieme con i professori Katia Margiotti, Marco Fabiani, Alvaro Mesoraca. “Se questi anticorpi vengono identificati in tempo, possiamo intervenire già in gravidanza con una terapia preventiva. È una svolta epocale nella prevenzione dei disturbi dello spettro autistico, molto più frequenti di condizioni per cui si eseguono screening di routine come la sindrome di Down o le infezioni in gravidanza”.

Cosa sono i folati e perché sono così importanti in gravidanza?

“I folati (vitamina B9) sono fondamentali per la formazione del sistema nervoso del bambino. Servono per costruire il DNA, far crescer le cellule e garantire un corretto sviluppo cerebrale. Durante la gravidanza, il folato viene trasportato dalla mamma al feto attraverso la placenta”, spiega Giorlandino. “Il problema nasce quando questo meccanismo naturale viene ostacolato da alcuni anticorpi, che possono essere presenti nel sangue materno senza dare sintomi”.

Gli anticorpi FRAA

Gli anticorpi anti-recettore del folato (FRAA) agiscono bloccando il “recettore” che normalmente permette ai folati di arrivare al cervello del bambino. Questa condizione può causare una carenza cerebrale di folati, anche se i livelli nel sangue materno sono normali. E questa carenza, se si verifica durante le prime fasi della gravidanza, può contribuire all’insorgenza di disturbi dello spettro autistico (ASD) o, in forma più lieve, a disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Cosa ha scoperto lo studio

Il 70% dei bambini con autismo risulta positivo almeno a un tipo di anticorpo FRAA. Questi anticorpi sono presenti anche in molti genitori, fratelli e sorelle dei bambini con ASD, suggerendo una possibile predisposizione familiare.

Gli anticorpi materni possono attraversare la placenta già nei primi mesi di gravidanza e interferire con lo sviluppo del cervello fetale. La carenza di folati nel cervello (non nel sangue) è stata associata a ritardi cognitivi, difficoltà nel linguaggio, disturbi comportamentali e sintomi riconducibili allo spettro autistico.

Lo studio mette in luce la possibilità di intervenire in tempo, attraverso un test che consiste in un esame del sangue che rileva la presenza di questi anticorpi e, in caso di positività, si suggerisce l’assunzione di un tipo speciale di folato: l’acido folinico (calcio folinato). Quest’ultimo non ha bisogno del recettore bloccato dagli anticorpi, perché utilizza vie alternative per raggiungere il cervello. Può essere assunto prima e durante la gravidanza per compensare eventuali carenze funzionali.

Secondo lo studio, la diffusione crescente di malattie autoimmuni nelle donne (legate a inquinamento, dieta, cosmetici e stili di vita) potrebbe spiegare l’aumento dei casi di FRAA e, di conseguenza, dei disturbi del neurosviluppo nei bambini.

Foto: Pixabay

 

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