Dopo un intervento, durato due ore, condotto con approccio mini-invasivo, la piccola ha un nuovo pacemaker senza fili delle dimensioni inferiori a una batteria ministilo. Ora la bambina sta bene e potrà tornare alla vita di sempre
di Redazione Mamme Magazine
Una bambina di soli 11 anni è arrivata al Meyer di Firenze in gravi condizioni a causa di una cardiopatia congenita. È stata salvata dai medici (nella foto) tramite l’impianto di un pacemaker bicamerale senza fili. La piccola, ora a casa, potrà tornare alla sua vita normale dopo una breve degenza. È il secondo caso nel nostro Paese, dove sono stati eseguiti impianti negli adulti ma pochissimi nei bambini. Si tratta infatti del primo caso pediatrico in Toscana ma è anche tra i primi cinque nel mondo.
L’intervento, durato due ore circa, è stato condotto con un approccio mini-invasivo dagli specialisti elettrofisiologi del Gruppo interaziendale Ape (Aritmologia pediatrica e dell’età evolutiva), coadiuvati dal gruppo degli anestesisti del Meyer guidati dal professor Zaccaria Ricci. Hanno impiantato il dispositivo direttamente nelle camere cardiache (uno sul setto interventricolare e uno in atrio destro). Il cuore è stato raggiunto con accesso venoso percutaneo, senza incisioni cutanee o necessità di confezionare tasche sottocute.
La problematica
La piccola, alla quale era stato impiantato chirurgicamente un pacemaker epicardico all’età di due anni, è arrivata in ospedale con il bisogno urgente di un nuovo impianto a seguito della rottura del catetere ventricolare del primo pacemaker. Presentava infatti un blocco atrioventricolare completo e frequenza cardiaca residua molto bassa , di certo non compatibile con una vita normale. I sanitari hanno deciso per il nuovo impianto a seguito della valutazione della giovane età della paziente, della sua aspettativa di crescita, della necessità del suo cuore di essere sempre stimolato e la recente introduzione nella pratica clinica dei dispositivi “senza fili”, rispettosi del fisiologico funzionamento del cuore.
La tecnologia ‘leadless’
Si tratta di un pacemaker senza fili (leadless) dieci volte più piccolo di quello tradizionale, grande meno di una batteria ministilo. L‘apparecchio si compone di due pacemaker indipendenti (è bicamerale, quindi) e “senza fili”. Una tecnologia dove non servono elettrocateteri, necessari nel pacemaker tradizionale per collegare il generatore di elettricità al muscolo cardiaco per stimolarlo e che di fatto rappresentano la debolezza del sistema, specie se impiantati nei bambini che ancora devono crescere.
Si posiziona uno di questi piccoli dispositivi a livello del setto tra i due ventricoli, sul versante destro. L’altro viene posto nell’atrio e, tramite un continuo e complesso scambio di informazioni, attraverso un sistema bluetooth (simile a quello comunemente usato nei telefonini) consente la più fisiologica stimolazione del cuore. Quindi, insieme, formano un binomio perfettamente sincronizzato per mantenere il ritmo cardiaco regolare e capace di adattarsi all’attività fisica del paziente. Inoltre, allo scadere della batteria dopo molti anni, potra ssere rimosso, sempre per via percutanea.
I vantaggi della tecnologia per i giovanissimi
Il dispositivo è ultra innovativo e per gli specialisti del Meyer potrebbe trovare nei piccoli pazienti un importante spazio e possa consentire di evitare le complicanze e le difficoltà dei precedenti pacemaker.La dottoressa Marzia Giaccardi, cardiologa dell’Ospedale Santa Maria Annunziata, Asl Toscana Centro, responsabile del progetto Ape e il dottor Giulio Porcedda, cardiologo del Meyer cbiariscono i benefici del nuovo impianto: “Questa tecnologia presenta numerosi vantaggi. Tra questi: un design piccolo e discreto, senza cicatrici cutanee o tasche sottocutanee, minore rischio di infezioni e complicanze legate a tasca ed elettrocateteri, il fatto che sia recuperabile e sostituibile, migliorando il percorso terapeutico a lungo termine, la tecnologia di sincronizzazione avanzata (DR) con comunicazione istantanea tra i due componenti del sistema e l’ottima durata della batteria, fino a due volte superiore agli altri dispositivi simili”.
Il progetto Ape
L’operazione di nuovo impianto è stato resa possibile grazie alla recente realizzazione di un progetto, al Meyer, che prevede diagnosi e cura delle principali aritmie in campo pediatrico. L’attività ha preso vita da circa un anno, in collaborazione con l’azienda Asl Toscana Centro, su impulso della direzione generale e sanitaria del Meyer. Il progetto è regolato da una convenzione che vede tra i suoi attori un team interaziendale che prevede per l’azienda ASL Toscana Centro la dottoressa Marzia Giaccardi, responsabile del progetto stesso e la dottoressa Tania Chechi e per il Meyer il professor Jacopo Olivotto, responsabile della Cardiologia Pediatrica e della Transizione del Meyer, assieme ai dottori Giulio Porcedda e Mattia Zampieri. All’interno di questo programma sono state condotte oltre cento procedure interventistiche nell’ultimo anno.
Soddisfatto il presidente della Toscana, Eugenio Giani: “L’intervento realizzato evidenzia ancora una volta il livello avanzato dalla nostra sanità pubblica: una sanità a vocazione universalistica su cui vogliamo continuare ad investire, per difenderne il modello e far sì che sia sempre all’avanguardia e che chiediamo anche allo Stato, al Parlamento e al Governo di difendere. L’impianto installato mette in luce inoltre un altro aspetto importante: il valore aggiunto che arriva dalle sinergie e collaborazioni, in questo caso tra Meyer ed Asl Toscana Centro”.

