Emorroidi: un disturbo che peggiora in estate e in gravidanza

Un problema diffuso, che colpisce fino al 50 per cento della popolazione adulta. I sintomi si fanno più evidenti spesso durante la gravidanza e dopo il parto. Cosa fare: intervista al professor Carlo Ratto, chirurgo proctologo

Di Angelica Amodei

 

Con l’arrivo dell’estate, le alte temperature, i viaggi e i cambi di abitudini alimentari e intestinali possono peggiorare disturbi già presenti come la stitichezza, oppure alterare il ritmo intestinale. E per chi è predisposto, può essere la stagione in cui le emorroidi si fanno sentire con più fastidio. Un problema molto più diffuso di quanto si pensi: quasi il 50% della popolazione adulta ne ha sofferto, in modo sporadico o più importante. Se ne parla poco, per imbarazzo o pudore, vista la zona coinvolta, ma è un disturbo comune che può incidere sulla qualità della vita.

Le emorroidi sono ingrossamenti dei vasi sanguigni nell’ano e nel retto inferiore. Possono essere interne, localizzate sotto la mucosa del canale anale, oppure esterne, visibili vicino all’orifizio anale e ricoperte da una pelle molto sensibile. In entrambi i casi, oggi esistono trattamenti efficaci e spesso poco invasivi.

I sintomi principali

Come riconoscerle? Tra i segnali tipici ci sono:

sanguinamento durante la defecazione,
– sensazione di noduli ingombranti o un vero e proprio prolasso,
dolore o fastidio,
prurito nella zona anale.

È sempre consigliabile rivolgersi a uno specialista per una diagnosi precisa, come conferma il professor Carlo Ratto, chirurgo proctologo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Proctologia dell’Ospedale Isola Tiberina, Gemelli Isola di Roma.

Le cause più frequenti

Le origini delle emorroidi sono multifattoriali. Spiega il professor Ratto: “Possono concorrere vari fattori: l’avanzare dell’età, che incide sulla circolazione; professioni che costringono a stare molto tempo in piedi o seduti; la stipsi o, al contrario, la diarrea; l’abuso di lassativi e clisteri; una certa familiarità. Un’altra causa molto comune è la gravidanza, per l’aumento della pressione addominale e i cambiamenti ormonali che rallentano la motilità intestinale. Anche il periodo post-parto, soprattutto in caso di parto naturale, può rappresentare un momento critico per l’insorgenza o il peggioramento delle emorroidi”.

Sforzi eccessivi durante la defecazione possono peggiorare il quadro, così come alterazioni prolungate della funzionalità intestinale. Con il tempo, i tessuti che sostengono i vasi emorroidari si indeboliscono, i vasi si dilatano, le pareti diventano più sottili e possono sanguinare o prolassare. Quando i sintomi sono lievi, l’alimentazione può rappresentare un valido alleato nella gestione delle emorroidi. È fondamentale assicurarsi un apporto adeguato di fibre, presenti nei cereali integrali, nella frutta e nella verdura. Le fibre facilitano il transito intestinale e contribuiscono a rendere le feci più morbide, riducendo così lo sforzo durante l’evacuazione, che rappresenta uno dei fattori di aggravamento del disturbo.

Oltre all’apporto di fibre, è indispensabile mantenere una buona idratazione quotidiana: bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno favorisce la regolarità intestinale e sostiene il benessere dell’apparato digerente. L’idratazione dell’intestino è infatti fondamentale per evitare la formazione di feci dure e secche, che rendono la defecazione dolorosa e problematica. Non bisogna mai dimenticarsi di bere a sufficienza durante tutta la giornata. Un altro rimedio semplice ma efficace è rappresentato dai bagni di acqua fresca o al massimo tiepida: mai acqua calda che aumenterebbe l’afflusso di sangue alle emorroidi predisponendo le a sanguinare e prolassare.

Oltre a queste misure naturali, è possibile ricorrere a specifici rimedi farmacologici, tra cui alcuni integratori naturali. Questi prodotti hanno la funzione di migliorare la circolazione sanguigna, rafforzare la parete dei vasi emorroidari e contrastare l’insufficienza venosa, uno dei principali fattori predisponenti nella comparsa delle emorroidi.

Quando è necessaria la chirurgia

• In presenza di emorroidi particolarmente infiammate (“trombizzate”) il dolore può diventare molto intenso e persistente, senza accennare a diminuire. In questi casi un’insisio e chirurgica del nodulo emorroidario trombizzato potrebbe solo apparentemente offrire sollievo immediato, ma di fatto non sempre risolve definitivamente il problema e, anzi, può accentuarsi il rischio di sanguinamento ed il dolore locale.
• Quando la malattia emorroidaria si presenta in forma più avanzata, può rendersi necessario un trattamento chirurgico.

In alcune situazioni, l’intervento può essere eseguito in regime ambulatoriale, con tecniche meno invasive e tempi di recupero più rapidi.

Legatura elastica: è una tecnica indicata per le emorroidi interne che fuoriescono durante la defecazione ma che successivamente rientrano spontaneamente. Il trattamento consiste nel posizionare un piccolo anello di gomma alla base del nodulo emorroidario per interrompere il flusso sanguigno. In questo modo il tessuto si necrotizza e cade spontaneamente, con una guarigione che avviene generalmente in una o due settimane.
Scleroterapia e coagulazione a raggi infrarossi: entrambe le tecniche possono essere adottate anche in presenza di emorroidi sanguinanti che non prolassano. Sono procedure minimamente invasive, relativamente indolori, che portano alla regressione dei noduli tramite “avvizzimento” del tessuto interessato.
Dearterializzazione emorroidaria e mucopessia: è una procedura chirurgica che non prevede l’asportazione delle emorroidi. Si utilizza uno strumento collegato a una sonda Doppler che consente di localizzare con precisione le arterie emorroidarie. La riduzione del flusso arterioso determina una progressiva diminuzione del volume delle emorroidi. L’assenza di tagli e ferite nel canale anale rende la guarigione più rapida.
Emorroidectomia: si tratta della rimozione chirurgica completa delle emorroidi interne ed esterne. Questo intervento viene riservato ai casi più gravi o quando altri approcci meno invasivi non hanno dato risultati. Durante l’emorroidectomia si rimuove il tessuto emorroidario responsabile del prolasso e del sanguinamento.

L’intervento viene eseguito in anestesia generale o spinale, con un ricovero di una notte e un periodo di riposo post-operatorio di alcuni giorni.

Foto: Pixabay

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