Il basalioma può essere molto invasivo localmente e, con l’aumento dell’esposizione solare, cresce anche l’incidenza nelle fasce d’età più giovani. Una speranza arriva dalla ricerca sull’immunoterapia iniettata direttamente nel tumore
di Angelica Amodei
Il basalioma, o carcinoma basocellulare, è il tumore della pelle più frequente e, in generale, anche il tumore maligno più diffuso nell’uomo. Ogni anno in Italia si stimano circa 64.000 nuove diagnosi. Sebbene abbia una crescita lenta e un basso rischio di metastasi, non va sottovalutato: può risultare localmente invasivo e causare danni importanti, soprattutto se localizzato in aree delicate come il volto, il collo o il tronco, zone comunemente esposte al sole.
“Il carcinoma basocellulare viene spesso trascurato perché raramente causa metastasi – spiega il professor Paolo Ascierto, oncologo e presidente della Fondazione Melanoma –. Tuttavia, può essere molto invasivo localmente e, con l’aumento dell’esposizione solare, cresce anche l’incidenza nelle fasce d’età più giovani”. Un altro tumore cutaneo comune è il carcinoma squamocellulare, o spinocellulare, con circa 19.000 nuovi casi l’anno in Italia. Colpisce prevalentemente aree esposte come cuoio capelluto, orecchie, labbro inferiore e dorso delle mani, e può evolvere più rapidamente, con un potenziale rischio metastatico maggiore.
Una nuova immunoterapia “locale”: Daromun
Una nuova speranza arriva dalla ricerca sull’immunoterapia iniettata direttamente nel tumore. Dopo i risultati positivi ottenuti nel melanoma, il farmaco Daromun, sviluppato dall’azienda italo-svizzera Philogen, ha mostrato risultati incoraggianti anche nei carcinomi basocellulare e squamocellulare. “Nel melanoma ha già dimostrato di ridurre di circa il 40% il rischio di recidiva, di metastasi a distanza e di morte”, sottolinea Ascierto. “Ora le evidenze suggeriscono che la stessa strategia possa essere efficace anche contro altri tumori della pelle”.
Studio internazionale: remissioni complete nei primi pazienti
I dati preliminari arrivano da uno studio di fase II condotto in Germania, Svizzera e Polonia, presso centri come l’Ospedale Universitario di Tubinga e il Kantonsspital di San Gallo. Nei primi sei pazienti con carcinoma basocellulari trattati con iniezioni intratumorali di Daromun per quattro settimane, si è osservata una remissione completa in tutti i casi. La risposta si è mantenuta da 4 a oltre 18 mesi, con effetti collaterali lievi e transitori. I risultati, pubblicati in forma preliminare sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, saranno presentati ufficialmente al congresso internazionale INNOVATE – International Neoadjuvant Immunotherapy Across Cancers, di cui lo stesso Ascierto è presidente.
Un’alternativa alla chirurgia
Attualmente, la chirurgia rappresenta il trattamento standard per i tumori cutanei non-melanoma, con alte percentuali di guarigione. Tuttavia, non è sempre praticabile: può lasciare esiti cicatriziali visibili, soprattutto quando le lesioni si trovano in zone esposte come il volto. “In molti casi le terapie alternative alla chirurgia hanno tassi di efficacia inferiori”, afferma Ascierto. Per questo motivo, la possibilità di utilizzare un trattamento come Daromun, capace di innescare una risposta immunitaria efficace direttamente nel tumore, rappresenta un passo avanti importante, soprattutto per i pazienti non operabili o che rifiutano l’intervento”.
Si apre così la strada a nuove prospettive terapeutiche per i tumori cutanei, soprattutto per quelli localizzati in aree critiche o recidivanti. “È fondamentale proseguire la ricerca per comprendere appieno il potenziale di questa immunoterapia locale”, conclude Ascierto. “Potrebbe rappresentare un valido alleato non solo contro il melanoma, ma anche per i carcinomi cutanei più comuni, migliorando la qualità di vita dei pazienti e riducendo l’impatto estetico e funzionale dei trattamenti”.
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