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Nuove varianti Covid-19 e bambini: cosa sappiamo

Nuove varianti del Covid-19 e bambini: tutto quello che sappiamo finora e in che modo queste sono più contagiose.

A distanza di un anno dal primo caso in Italia di Covid-19, il Paese è ancora alle prese con il dilagare del virus. Nuove varianti del Covid-19 e bambini: tutto quello che sappiamo.

Varianti Covid-19 e bambini: cosa sappiamo

Dall’inizio della pandemia le fasce giovani della popolazione sono sempre state quelle in cui l’infezione da coronavirus ha dato meno problemi, con la stragrande maggioranza di casi asintomatici o manifestazioni lievi. I motivi per cui bambini e adolescenti rispondano meglio all’attacco del virus non sono ancora chiari, ma ci sono diverse ipotesi basate sulle differenze biologiche rispetto agli adulti.

Le varianti del virus – inglese, brasiliana, sudafricana – prendono piede e l’attenzione sui bambini e sui ragazzi è alta. Infatti, alcuni focolai di Covid-19 scoppiati all’interno delle scuole del Centro Italia fanno temere che i giovani siano il bersaglio delle nuove varianti del virus.

Alberto Villani è il presidente della Società italiana di pediatria (SIP) e componente del Comitato tecnico-scientifico (CTS). Interpellato sull’argomento, ha spiegato che “i bambini e i ragazzi sono più coinvolti perché le varianti sono più diffusive. Per quanto riguarda la gravità della malattia dei bambini, al momento non c’è documentazione, nel senso che i ragazzi continuano ad avere una capacità di resistere alla malattia grave rispetto alle persone in età avanzata”. Inoltre, ha anche ricordato che “a maggio abbiamo avuto meno di 5mila casi tra bambini e ragazzi. Adesso ne abbiamo decina di migliaia. È facile quindi che il virus si diffonda più facilmente. E se una variante ha la capacità di diffondersi del 30-40% in più ciò significa che se prima un bambino ne infettava altri due, ora ne infetta tre”.

Nuove varianti Covid-19: quali sono

A oggi, le varianti del nuovo Coronavirus che suscitano le preoccupazioni maggiori sono tre e tutte si caratterizzano per mutazioni della proteina nota come “spike”, cioè quella proteina virale che consente allo stesso virus di “agganciarsi” alle cellule dell’organismo ospite. Le tre varianti prendono il nome dal luogo in cui sono state isolate la prima volta e sono le seguenti:

  • inglese;
  • brasiliana;
  • sudafricana.

Variante inglese

La variante inglese è stata isolata per la prima volta in Gran Bretagna ed è stata segnalata all’OMS dal Regno Unito nel dicembre 2020. Dai dati finora raccolti è emerso che questa variante possiede una maggior trasmissibilità e si ipotizza una maggiore patogenicità per la quale sono in corso degli studi. Non sono emerse evidenze di un eventuale effetto negativo nei confronti dei vaccini a oggi disponibili.

Variante brasiliana

La variante brasiliana è stata isolata per la prima volta in Brasile nel dicembre 2020. A inizio gennaio 2021, la sua presenza è stata segnalata anche in Europa, Italia compresa. Viene monitorata con attenzione in quanto dotata di maggior trasmissibilità e perché pare che possa diminuire l’efficacia dei vaccini. In contemporanea, si stanno eseguendo studi per verificare se questa variante è in grado di causare un maggior numero di infezioni in soggetti che sono già stati ammalati e ne sono guariti.

Variante sudafricana

La variante sudafricana è stata isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa e ne è stata annunciata la scoperta all’OMS dalle autorità nazionali del Paese nel dicembre del 2020. Viene tenuta sotto controllo in quanto manifesta una più elevata trasmissibilità e, anche in questo caso, pare possa avere un effetto negativo sull’effetto dei vaccini. Non è ancora chiaro se possa dare origine a una malattia più grave.

Scritto da Francesca Belcastro
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