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Tutti i sintomi e le cause della piaghetta utero

Ecco tutte le caratteristiche della piaghetta sul collo dell'utero

Si sente spesso parlare di piaghetta utero, ma spesso non si ha una chiara idea di cosa significhi questo termine. La cosiddetta piaghetta, chiamata in linguaggio scientifico ectopia o ectropion (vedremo quali sono le differenze tra i due tipi) consiste in una possibile caratteristica dell’utero umano. Questo termine significa ‘estroflessione’, il che permette già di capire con sufficiente grado di precisione di cosa si tratta. La piaghetta non viene comunque considerata una patologia. Essa riguarda infatti un enorme numero di donne e spesso può esistere in maniera asintomatica, dunque senza creare alcun tipo di problema.

In altri casi, al contrario, l’ectopia può manifestare sintomi potenzialmente rischiosi o comunque fastidiosi. In queste circostanze, esistono rimedi specifici per porre fine al problema in maniera del tutto sicura. In ogni caso, occorre sempre rivolgersi al ginecologo per decidere cosa fare.

Piaghetta utero cos’è

Ma in cosa consiste, nello specifico, questa piaghetta utero? L’ectopia corrisponde a una lesione del collo dell’utero che compare al livello dell’orifizio uterino esterno, ovvero la parte che si trova più in prossimità della vagina. L’orifizio in questione consente gli scambi tra l’utero e l’esterno. Ad esempio, consente la fuoriuscita di sangue mestruale durante i giorni del mestruo, così come l’entrata degli spermatozoi, permettendo la fecondazione di eventuali ovuli maturi. L’orifizio conduce dunque all’interno della cavità uterina, la quale, internamente, appare totalmente ricoperta di un rivestimento mucoso, chiamato endometrio.

In corrispondenza dell’orifizio si trova anche la giunzione squamo-colonnare, ovvero la zona di passaggio tra le parti interna ed esterna del collo dell’utero. Osservando al microscopio la zona di passaggio, sarebbe possibile rilevare la presenza di due diversi tipi di cellule. L’epitelio che riveste la parte interna dell’orifizio è composto da cellule di tipo cilindrico (o colonnare), pertanto viene denominato epitelio cilindrico endocervicale. L’epitelio che riveste la parte esterna, al contrario, è formato da cellule dall’aspetto piatto ed è chiamato epitelio esocervicale squamoso.

Ma, detto tutto questo, come si viene a formare la famigerata piaghetta sul collo dell’utero? Una parte del tessuto di rivestimento (di tipo squamoso) del canale cervicale può cominciare a espandersi verso l’esterno. Questa estroflessione della mucosa cervicale va a impiantarsi su un diverso epitelio. Nello specifico, questo corrisponde all’epitelio vaginale che normalmente riveste anche il collo dell’utero. Dunque, l’ectopia o ectropion si identifica con la presenza di epitelio cilindrico endocervicale (normalmente interno al canale) sull’esocollo, ovvero la parte esterna del collo dell’utero, rivestita di epitelio squamoso. In pratica, dunque, significa che la già citata giunzione squamo-colonnare ha subito una sorta di scivolamento verso l’esterno. L’epitelio endocervicale cilindrico si è così spostato sull’esocollo dell’utero.

Ma come mai si impiega un doppio termine per indicare scientificamente la piaghetta sul collo dell’utero? In realtà, esiste una sottile differenza tra ectopia ed ectropion, che fa riferimento alla rispettiva origine più che alla loro comune natura. L’ectopia corrisponde a una sorta di anomalia congenita. In realtà, riguardando un così grande numero di donne, viene al giorno d’oggi considerata più come una caratteristica che come una vera e propria anomalia. Con l’ectopia, dunque, si nasce. Essa è dovuta a una risalita incompleta dell’epitelio urogenitale. Quest’ultimo, in condizioni normali, sostituisce l’epitelio mulleriano e forma l’epitelio vaginale maturo, il quale ricopre l’esocollo. Durante la vita fetale femminile, l’epitelio endocervicale si estendo oltre l’orifizio uterino. L’ectopia consiste in una persistenza di tale condizione anche dopo la nascita.

L’ectropion, al contrario, consiste in una condizione non congenita, bensì acquisita. Essa viene a crearsi nel corso della vita in conseguenza di un evento traumatico. L’esempio classico, poiché il più diffuso, è quello della formazione di tale piaghetta sul collo dell’utero in seguito al parto vaginale. Inoltre, potrebbe essere dovuto all’azione di alcune manovre strumentali, come interventi o raschiamenti, che comportano una dilatazione dello stesso collo dell’utero. L’ectropion, in particolare, segue la scomparsa dell’epitelio pavimentoso della cervice uterina, dunque quello che normalmente ricopre il collo dell’utero. Come detto, questo evento si verifica in particolar modo in seguito a lacerazioni o infiammazioni da parto.

Sintomi

La prima domanda che normalmente viene posta dalle pazienti quando vengono a conoscenza dell’esistenza della piaghetta sul collo dell’utero è se quest’ultima provoca dolore o potrebbe provocarne. La risposta, almeno nella maggior parte dei casi, è di natura negativa. Sebbene la presenza sul collo del proprio utero dell’ectopia preoccupi molte donne, si tratta di un disturbo in larghissima misura innocuo, tanto che molti esperti hanno addirittura cessato di considerarlo come un disturbo a tutti gli effetti. Generalmente, la piaghetta non crea problemi e continua ad esistere in modo asintomatico. Tanto è vero che, quasi sempre, è il ginecologo che, durante una visita di routine o per motivi differenti, scopre casualmente l’esistenza di questa condizione tramite l’ecografia transvaginale. La fuoriuscita di epitelio dalla propria sede può presentare dimensioni variabili. Queste non sono necessariamente legate ai sintomi che, sebbene in una percentuale minoritaria di casi, potrebbero comunque presentarsi.

Ma in cosa consistono questi sintomi? Essi non sono necessariamente specifici, e proprio per tale ragione la piaghetta al collo dell’utero non permette un auto-diagnosi, poiché deve essere accertata da uno specialista durante una visita ginecologica. La sua presenza potrebbe comunque dare origine a qualche fastidio, tipico anche di quadri sintomatici diversi. Il più ricorrente risulta essere la perdite di mucose o la leucorrea, ovvero una maggiore perdita di secrezioni vaginali bianche, con l’aspetto tipico del muco cervicale.

Inoltre, potrebbe facilmente manifestarsi il fenomeno dello spotting (ovvero di piccole perdite ematiche) che può essere post-coitale (ovvero seguire rapporti sessuali, completi o meno) oppure intermestruale (quando compare tra una mestruazione e l’altra). A questa sintomatologia diffusa potrebbero anche coesistere alcuni tipi di infezione in atto. La sintomatologia sarà specifica del fenomeno infettivo o infiammatorio in questione: tipicamente si tratta di cattivo odore, bruciore, secrezioni vaginali anomale (ad esempio di colore tendente al grigio, al marrone ma anche al verde o al giallo).

Una volta rilevati i sintomi enunciati, la presenza di ectopia e di una sua eventuale infiammazione potrà essere confermata con certezza solo per mezzo di una visita ginecologica. Uno strumento detto speculum, attrezzo della ginecologia, verrà a questo scopo introdotto nella vagina della paziente. L’introduzione permette di evidenziare la sezione del collo dell’utero e di osservare meglio l’estroflessione della mucosa cervicale. Essa, partendo dall’orifizio uterino, appare come una zona quasi circolare e dal colore rossastro. Per definire meglio i dettagli e le caratteristiche della piaghetta sul collo dell’utero, in ogni caso, si renderà necessario un esame diagnostico che prende il nome di colposcopia. Tale esame consente altresì di mettere in evidenza le eventuali aree sospette che dovranno essere sottoposte a biopsia per permettere una diagnosi istologica accurata e precisa.

Cause

Le cause della presenza della piaghetta al collo dell’utero corrispondono alla natura della stessa, e dunque alla sua possibile classificazione come ectopia oppure come ectropion. Nel caso dell’ectopia, dunque, la causa alla sua base consisterà in una permanenza di tessuto epiteliale al di fuori del collo dell’utero anche dopo la nascita mentre, in una ipotetica situazione di ‘norma’, questa condizione dovrebbe riguardare la femmina umana esclusivamente durante la sua vita fetale.

Nel caso dell’ectropion, invece, le cause che lo provocano risultano normalmente lesioni o infiammazioni che seguono un evento traumatico, in particolare il travaglio e il parto, ma in alcuni casi anche un intervento o un raschiamento. In particolare, esiste la possibilità che l’ectropion si sia formato in seguito a infiammazioni pregresse che non sono state curate nel tempo.

Verificata la probabile causa, come bisogna comportarsi quindi in presenza della piaghetta sul collo dell’utero? La risposta può variare in relazione alla condizione specifica della donna che soffre di questo disturbo. In qualsiasi caso, esistono alcune indicazioni di massima che risultano valide per tutte, e maggior ragione per chi presenta questa caratteristica dell’utero.

L’igiene intima va sempre curata, pur senza risultare maniacali, e assorbenti o salvaslip non dovrebbero essere indossati quando non si rendono necessari, per permettere ai genitali di respirare correttamente. Inoltre, si si hanno diversi partner sessuali del sesso opposto, occorre sempre utilizzare il profilattico (comunque consigliato anche in assenza di piaghetta e anche se si utilizzano altri contraccettivi per evitare la diffusione di malattie veneree nel sesso occasionale o comunque non monogamico). Infine, le donne che presentano l’ectopia dovrebbero sottoporsi al pap test ogni anno, anziché una volta ogni due anni.

Quindi, se la sintomatologia della piaghetta risulta assente, non è necessario alcun tipo di intervento, ma solo un maggior livello di cura e un controllo costante da parte del ginecologo. Se, al contrario, l’ectopia dovesse essere associata a un quadro sintomatico significativo e recidivante può essere il caso di considerare, sempre insieme al proprio ginecologo, un intervento terapeutico. In particolare, se la piaghetta comporta un processo infettivo o infiammatorio, è sempre meglio curarla. In questo caso, è possibile eliminarla chirurgicamente, servendosi di una tecnica chiamata diatermocoagulazione. Senza necessità di anestesia, poiché l’operazione non risulta dolorosa, l’erosione viene bruciata in ambulatorio per mezzo di un bisturi elettrico.

Scritto da marafallini
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