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Ragadi al seno durante l’allattamento: cosa fare

Durante l'allattamento, le donne possono provare del dolore, la cui causa è rappresentata dalle ragadi al seno: ecco cosa fare e a chi rivolgersi.

In genere, le donne che allattano al seno possono avere nei primi giorni una modica sensazione di dolore, che poi però scompare. A volte, invece, la suzione del bambino procura un dolore intenso. La causa più frequente di dolore sono le ragadi al seno durante l’allattamento: cosa fare? Scopriamolo insieme.

Le ragadi al seno durante l’allattamento

Le ragadi sono piccole spaccature del capezzolo, spesso sanguinanti, dolorosissime, che compaiono in genere qualche giorno dopo l’inizio dell’allattamento. Sono causate dalla suzione del neonato, solitamente per una tecnica non corretta di allattamento.

Quando le ragadi sono presenti, ogni poppata diventa, invece che un momento di piacevole e rilassante relazione madre-bambino, un calvario doloroso che alla lunga può indurre la madre a rinunciare all’allattamento. La suzione del bambino tende infatti a riaprire le ragadi, e quindi a ritardarne la guarigione. D’altra parte, diradare o ritardare le poppate può favorire il ristagno del latte e quindi un ingorgo mammario e la temporanea sospensione dell’allattamento ne mette a rischio la prosecuzione, poiché se il seno non è adeguatamente stimolato, tenderà a produrre meno latte.

Le ragadi, oltre a potersi infettare e quindi aprire la strada a problemi più seri, come la mastite, sono spesso causa di un incidente che talora spaventa le mamme, ma che generalmente non è pericoloso, cioè la presenza di sangue nel rigurgito del bambino: si tratta solitamente del sangue che proviene dalla ragade, e non di sangue del bambino.

Ragadi al seno: cosa fare

Innanzitutto, soprattutto se si è alla prima esperienza, può essere utile richiedere una consulenza sulla corretta tecnica di allattamento a un’ostetrica. In questo modo, la mamma imparerà a variare la posizione di allattamento (classica, a rugby, frontale), sia la tecnica di allattamento. In particolare, si può modificare da poppata a poppata l’angolazione con cui il bambino si attacca, in modo da non sollecitare sempre la stessa zona del capezzolo. 

Il momento più difficile è l’inizio della poppata, quando il bambino è particolarmente affamato e tende ad afferrare il capezzolo con avidità e a succhiare più vigorosamente. Per questo può essere utile preparare il seno massaggiandolo prima in modo da far sì che il latte arrivi subito quando il bambino si attacca, e cominciare la poppata dal lato meno dolente.

Esistono in commercio diversi prodotti da applicare localmente, non sempre efficaci. Alcuni vanno rimossi prima della poppata, altri si possono lasciare in sede perché non tossici per il bambino. 

Infine, i paracapezzoli sono indicati in caso di capezzoli piatti o troppo voluminosi. Essi possono dare sollievo e favorire la guarigione, ma è opportuno che sia un’ostetrica a seguire la scelta e l’uso.

Scritto da Francesca Belcastro
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