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Come prepararsi al parto in acqua: consigli utili

Vorresti partorire in acqua? Vuoi scoprire quali sono vantaggi e svantaggi del parto dolce? Leggi questa interessante guida.

Per chi ha paura di sentire il dolore e non vuole fare l’epidurale, il parto in acqua è sicuramente la soluzione migliore. E allora come preparasi al parto in acqua? Ecco alcuni consigli utili. Grazie a questa possibilità il travaglio sarà per la futura mamma meno meno doloroso, questo perché l’acqua esercita un potente effetto rilassante su tutto il corpo e di conseguenza il dolore viene recepito in maniera meno potente.

Numerosi sono stati gli studi condotti al riguardo e, ad eccezione di una bassissima percentuale di studiosi, tutti sono concordi nel ritenere che il parto in acqua porta numerosi e benefici vantaggi in questa fase molto importante della vita di una donna. Il parto in acqua infatti, oltre a ridurre la durata del travaglio riduce anche la richiesta di anestesia epidurale. Le future mamme infatti sono più rilassate e sono in grado di gestire meglio la situazione, senza che si creino situazioni di stress, stanchezza esasperante e nervosismo. Tutti stati d’animo che non aiutano in alcun modo il già, abbastanza critico, momento.

Partorire in acqua

Se partorire in acqua riduce la durata del travaglio ed ha un effetto rilassante sulla donna, purtroppo la fase espulsiva è esattamente la stessa del parto fuori. Infatti anche in questa occasione è possibile dover far ricorso ai cosiddetti parti operativi, ovvero al parto cesareo o all’utilizzo del forcipe o della ventosa. Come anche eventuali lesioni perineali possono avvenire in questa delicata fase del parto. Questo perché se da un lato ci sono numerosi vantaggi che vedremo in seguito, dall’altro il parto in acqua non può diminuire il rischio di possibili complicazioni e quindi di dover ricorrere a manovre di urgenza, anche se alcuni studi hanno evidenziato come il parto in acqua comporti una minore percentuale di lacerazioni.

Il parto dolce non può essere fatto da tutte le donne. Chi può partorire in acqua? Per poter partorire in acqua si devono verificare determinate condizioni, prima fra tutte, la gravidanza non deve essere a rischio, deve essere a termine e quindi tra la 37a e la 41a settimana di gestazione, non deve essere gemellare ed il bambino deve essere nella giusta presentazione cefalica e quindi non deve essere né podalico, né trasverso. Attenzione anche a particolari infezioni, tutti i test sierologici devono essere negativi e non ci devono essere infezioni cutanee né febbre.

Ma quali sono i vantaggi del parto in acqua? Beh, sicuramente la donna si sente più leggera, è più libera di muoversi ed il naturale rilassamento che ne deriva, permetta la produzione di endorfine, che hanno un non indifferente potere analgesico. In acqua le contrazioni vengono avvertite in maniera più leggera, grazie alla temperatura dell’acqua, pari a 37 gradi che rilassa i tessuti. Inoltre anche se la durata della fase espulsiva è indicativamente la stessa del parto fuori dall’acqua, la sua intensità è meno forte. Come abbiamo visto poc’anzi i tessuti sono rilassati e diventano più elastici con conseguente ricorso all’episiotomia, meno frequente.

Come si partorisce in acqua

Ma come funziona esattamente il parto in acqua? La donna entra in acqua a travaglio già iniziato e la temperatura dell’acqua oscilla tra i 36 ed i 37 gradi. La vasca è alta di solito 70 centimetri con una capienza di 600 litri. Durante la fase del travaglio la futura mamma può muoversi ed assumere tutte le posizioni che ritiene migliori, può quindi galleggiare, camminare, stare accovacciata o uscire e rientrare dalla vasca, tutte le volte che vuole. E questo è l’aspetto fondamentale di chi è assolutamente favorevole al parto dolce, al contrario invece di ciò che avviene, nella stragrande maggioranza dei parti fuori dall’acqua, durante i quali la fase del travaglio è vissuta dalla donna sdraiata sul letto, con poche possibilità di movimento.

Tornando al parto in acqua, la futura mamma verrà spesso invitata a bere acqua e ad uscire e camminare per andare a fare pipì. Chiaro è che, gli ospedali che hanno la vasca per il parto in acqua, devono garantire il massimo in materia di standard igienico delle vasche. Ovviamente anche per il parto in acqua, se la mamma lo desidera, il papà, se la sente, può assistere al parto e volendo può anche entrare in acqua. Tutto dipende dalla volontà della donna, a volte capita che la futura mamma voglia stare sola e richiede la sola presenza del personale medico.

Il bambino ovviamente non subisce alcun pericolo nascendo in acqua e non succede assolutamente nulla se beve un pò di acqua. Non dimentichiamo infatti che il bambino è dotato di un riflesso automatico, chiamato diving-reflex che gli permette di mantenere chiusa la glottide, in parole povere, il bambino non respira, ed inizia a farlo nel momento in cui entra in contatto con l’aria. Pensate che molti bambini, aprono addirittura gli occhi sott’acqua! Ma poi appena partorito, che succede, quando si può uscire dall’acqua?

Non appena nato, il bambino viene appoggiato sulla pancia della mamma, affinché entrambi possano conoscersi, poi la neo mamma decide se rimanere in acqua in attesa del secondamento, ovvero l’espulsione della placenta, che avviene dopo circa 15 minuti, oppure se uscire assieme al bambino, che verrà pesato e visitato dal personale medico.

Parto in vasca

Il parto in vasca sebbene sia considerato da molti molto migliori del parto fuori per i motivi che abbiamo già visto nei paragrafi precedenti, non vuol dire che non si verifichino urgenze o che il medico per motivi di sicurezza, possa decidere di far uscire la donna dalla vasca, per farla poi magari rientrare oppure no. Tra questi motivi potrebbe esserci, un acqua particolarmente sporca, un travaglio troppo lento o controlli di routine che il personale riesce ad eseguire meglio se la donna è fuori.

E’ bene anche informare che, qualora si sia espressa la volontà di partorire in vasca, la donna non è assolutamente obbligata a partorire per forza in acqua. Il suo benessere è sempre al primo posto in questo particolare e delicato momento. Ma il bambino come viene controllato in acqua? Il benessere del bambino viene tenuto costantemente sotto controllo tramite un tracciato cardiotocografico, ovvero un monitoraggio del suo piccolo cuoricino. Ad esempio in caso di battito anomalo, per collegarci a quanto detto sopra, potrebbe spingere il medico a far uscire la donna dall’acqua.

Parto in acqua pro e contro

Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi del parto in acqua? L’acqua esercita sul corpo umano il rilassamento ed un maggior controllo del respiro, aspetti che aiutano non di poco durante le varie fasi del parto, soprattutto per le donne che hanno una certa confidenza con questo ambiente. Inoltre hanno una maggiore possibilità di movimento e possono assumere diverse posizioni, riuscendo magari a trovare quella più adatta e che fa percepire meno dolore. Il peso di tutto il corpo è sostenuto dall’acqua e quindi ci si stanca di meno e di conseguenza si hanno più forze per la fase dell’espulsione del feto. Tuttavia questo tipo di parto è altamente sconsigliato a chi non crede di sentirsi a suo agio in questa condizione. Meglio quindi parlarne prima con il proprio ginecologo.

Partorire in acqua non presenta di per sé particolari rischi o pericoli, salvo quelli che si possono incontrare partorendo fuori. E’ tuttavia controindicato in caso di parto podalico, di parto gemellare e di parto prematuro. Inoltre nelle persone particolarmente sensibili, la vista di eventuali residui, come sangue o altro, potrebbe provocare dei problemi e quindi assolutamente sconsigliato alle persone facilmente impressionabili. E’ sconsigliato se la fase espulsiva non va come dovrebbe, se il travaglio si protrae troppo o se il medico prevede o ha paura di eventuali complicazioni. In generale poi, questo parto è sconsigliato in tutti i casi in cui la gravidanza è a rischio, incluso il parto indotto.

Concludiamo questa guida al parto naturale ricordando che non tutte le strutture ospedaliere hanno la vasca per far nascere il bambino in acqua. Quindi per chi desidera partorire in questo modo è bene informarsi a tempo debito su quale potrebbe essere la struttura più adatta, considerando anche la lontananza ed il traffico. Sebbene il parto abbia comunque determinati tempi e si fa tranquillamente in tempo a raggiungere l’ospedale, non sono poche le donne che invece hanno la fortuna di partorire in tempi strettissimi.

Ogni ospedale infine ha le proprie regole, in alcuni infatti è consentito immergersi in acqua anche se il travaglio non è iniziato, in altri invece si può stare in acqua solo a travaglio abbondantemente iniziato e cioè quando la donna ha raggiunto i 3-5 centimetri di dilatazione. Altri ancora permettono di stare in acqua tutto il travaglio, ma fanno uscire la donna durante la fase espulsiva per una maggiore sicurezza in caso di eventuali urgenze. Infine, considerare sempre che nella maggior parte delle strutture è presente una o al massimo due vasche per il parto dolce e può quindi capitare che quando tocca a noi la vasca sia già occupata e non sarà quindi possibile partorire in acqua.

Per ovviare a questo problema si potrebbe prendere in considerazione di partorire in acqua a casa, i costi aggirano sui 400 euro, perché è necessario noleggiare una piscina per diversi giorni. A volte è la stessa ostetrica, se specializzata in questo tipo di parto, a portare direttamente la piscina gonfiabile con sé, al momento del parto e quindi i costi si riducono notevolmente. Ad ogni modo è sempre meglio informarsi prima e sufficientemente bene, su questa eventualità del parto dolce in casa.

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