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Portare i bambini al museo: educarli con l’arte

I bambini devono essere educati al meglio per visitare un museo. La scuola e la famiglia possono applicare dei metodi di educazione utili.

È opinione di molti esperti e critici d’arte che portare i bambini al museo richieda la giusta educazione. La visione dei contenuti artistici di un museo non deve essere vissuta dai bambini come un processo noioso e rituale, ma potrebbe diventare invece un atto consapevole, partecipe e con la giusta misura di attività ludica.

L’attività ludica dovrebbe contenere una grammatica del gioco, diceva Rodari, e i bambini dovrebbero imparare la “grammatica” dell’arte. Il museo è il luogo dell’eccellenza e dell’emozione condivisa, dove il linguaggio narrativo dell’opera d’arte predispone una preparazione all’evento e all’ingresso nella sede museale.

Portare i bambini al museo: le visite organizzate

Molto spesso vediamo gruppi di bambini al museo, entrare vocianti e annoiarsi sui divani o, peggio, consumare la merenda senza alcuna consapevolezza di quello che stanno facendo. I gruppi di bambini e di scolaresche, prima di entrare, dovrebbero essere preparati all’evento dal loro insegnante, in maniera tale che l’escursione museale non sia solo guidata dal docente o da una guida, ma che sia anche un atto condiviso e, in alcuni casi, simulato con attività d’immedesimazione corporea.

Il lavoro di educazione

Le famiglie, prima di portare un bambino al museo, dovrebbero condividere con loro la scelta considerando anche le loro attitudini e interessi. La scuola invece ha tutti gli strumenti per programmare una visita guidata in un museo. Le visite guidata a scuola sono programmate a inizio anno scolastico, gli insegnanti hanno tutto il tempo di lavorare in maniera propedeutica con gli alunni.

Mettiamo caso che un gruppo di bambini programmi una gita in un museo etrusco. Il docente, nei mesi precedenti all’evento, dovrebbe educarli e preparali sulla cultura etrusca, in maniera tale che la visione delle opere esposte sia consapevole e non subita.

Il lavoro in classe: la consapevolezza dell’opera d’arte

Il lavoro in classe in una scuola primaria deve essere orientato alla gita, che diventerà un momento di verifica degli apprendimenti. Potrebbe prevedere un’attività in laboratorio, per studiare le opere che i bambini vedranno nel museo. Potrebbe anche essere multidisciplinare, in cui i bambini dovranno progettare l’opera, disegnandola, magari anche stravolgendola.

Sarebbe interessante delegare a ogni insegnante la reinterpretazione delle opere con i bambini a seconda delle discipline. Con l’attività motoria, si potrebbe ricreare anche le forme plastiche raffigurate nelle opere, come una sorta di quadri plastici. Le discipline umanistiche potrebbero analizzare le storie collegate alle singole opere e mettere in campo una sorta di narrazione di ogni singola opera.

Ogni bambino diventerebbe uno “storyteller” dell’opera. A turno, sarebbe l’alunno a illustrare agli altri tutte le caratteristiche di un quadro o di una statua. Con le discipline logiche matematiche ci si può preparare alla visita museale, lavorando sulle misure, sulle proporzioni e sulle dimensioni di un’opera.

Portare i bambini al museo: idee per gestire una visita

Dopo la fase di preparazione, l’attività in un museo diventa naturale. I bambini diventano le guide di ogni gruppo e ognuno di loro può descrivere le opere ai compagni con il proprio linguaggio, creando dei racconti e descrivendo la vita dell’autore e la storia dei personaggi.

Immaginate se, davanti a una statua o a un dipinto, tutti i bambini giocassero ad assumere le pose e le sembianze dei personaggi, con le indicazioni di una guida ufficiale o di un loro insegnante.

Per concludere, se i bambini dovessero visitare i bronzi di Riace, dovrebbero sapere dove sono stati ritrovati, quali sono le sue caratteristiche, cos’è il bronzo e cos’è la Grecia e la Magna Grecia. Potrebbero tutti assumere le sembianze dei due soldati, atteggiandosi con le posture classiche. La visita al museo in questo modo sarà più consapevole, educata e divertente e sicuramente il bambino ci ritornerebbe, magari anche da grande.

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