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Mamma e figlio: inseparabili dopo il parto

Il legame tra mamma e figlio è uno dei più forti che esista. Ciò accade proprio perché esso inizia prima della vita stessa.

Il legame tra mamma e figlio è forse il più forte e inscindibile che esista. Ciò accade anche perché tale rapporto inizia prima della vita stessa, prima del parto, già con la gravidanza. Anche prima che il bambino nasca, infatti, si trova nel ventre materno, e la madre, ma anche il padre, possono già costruire la fondamenta per un legame positivo, cercando di comunicare dall’esterno con il nascituro. Nei primi mesi di vita, il legame con la madre risulterà per forza di cosa più forte rispetto a quello con il padre. Non si tratta di una consapevole preferenza del bambino ma solo della logica conseguenza del rapporto simbiotico che si è intrattenuto per nove mesi e, se avviene, dell’allattamento al seno. Il padre, comunque, deve essere presente: in questo modo, con il passare dei mesi, riuscirà a costruire un rapporto altrettanto valido e le due figure genitoriali diventeranno paritarie e interscambiabili.

Perché mamma e figlio sono inseparabili

Mamma e figlio, subito dopo il parto, appaiono inseparabili. Perché questo avviene? Si tratta di un bisogno istintivo e ancestrale, quello di affetto, amore e protezione. Esso non si presenta a un certo stadio della vita; al contrario, nasce in concomitanza con la vita stessa. Inoltre, le capacità sensoriali umane si sviluppano già gradualmente nel feto, prima che questo diventi una persona a tutti gli effetti. Lo sviluppo è legato alle esperienze sensoriali che avvengono nell’utero: queste, seppur naturalmente limitate, sono comunque presenti. Grazie alle ecografie fetali, infatti, è stata dimostrata l’inclinazione del feto a riconoscere i suoni e la sua capacità di distinguerli tra graditi e sgraditi. Inoltre, si sviluppa già nell’utero l’attività respiratoria a una molteplicità di movimenti sia volontari sia riflessi, compiuti con estrema precisione. Proprio questi ultimo permettono al bambino la discesa lungo il canale del parto. Dopo questo evento, che rappresenta un distacco per certi versi traumatico, avviene subito il ricongiungimento con la mamma.

Se subito, il neonato viene lasciato a contatto con la madre, ritrova qualcosa dello stadio precedente, durante il quale si trovava all’interno dell’utero. Si tratta in particolare del tepore materno, del suo odore, del nutrimento offerto dal suo seno che il piccolo, pur senza fretta, cerca per succhiare. Questa continuità, oltre a sviluppare ulteriormente il legame tra mamma e figlio, offre a quest’ultimo una certezza sulla sua vita in questo nuovo e sconfinato mondo. Il fatto di sapersi orientare così bene significa che, pur non conoscendo questo mondo, il bambino doveva già essersene fatto un’idea attraverso la mamma.

Che cos’è il bonding

Avete mai sentito parlare di bonding prenatale? Se siete genitori o state per diventarlo, molto probabilmente la risposta è sì. Ma di cosa si tratta? Il bonding prenatale consiste in un insieme di tecniche con lo scopo di creare un legame profondo tra mamma e figlio -ma anche tra papà e figlio- prima della nascita, ovvero quando il piccolo si trova ancora nel grembo materno. Il bonding si basa sul presupposto che il feto, soprattutto con il passare delle settimane, è già un essere dotato di sensibilità e intelligenza. Questo gli permette di percepire, grazie ai cinque sensi che vanno via via sviluppandosi, le comunicazioni che gli arrivano dal mondo esterno. Il bonding prenatale si basa proprio su questo: comunicare con il proprio futuro figlio.

Che cosa significa bonding

Bonding‘, termine inglese, significa proprio attaccamento nel senso di legame profondo. In questo contesto, sta a indicare la relazione intima e inscindibile che genitori e figlio costruiscono nel tempo e che precede addirittura la vita stessa. Fisicamente tale legame, almeno tra mamma e figlio, è rappresentato dal cordone che li unisce. La relazione simbiotica che lega le due persone durante i nove mesi si riflette anche sul piano emotivo e psicologico e, in questo senso, può essere rinforzata. Il fattore più influente in questo senso è l’atteggiamento della futura mamma nei confronti della stessa maternità. Si tratta di una prima esperienza di rapporto intimo con il bambino, che influenzerà anche la personalità dello stesso.

Come si sviluppa

La comunicazione tipica del bonding prenatale è biunivoca. Innanzitutto la relazione risulta fisiologica: tutto ciò che la madre mangia, inala, assorbe viene trasmesso al feto dopo essere stato filtrato dalla placenta. Il secondo livello della comunicazione è quello comportamentale. Il nascituro percepisce azioni, gesti e modi di fare della gestante: si tratta soprattutto di cantare, parlare al piccolo, accarezzare il pancione. Il terzo livello, nonché il più sottile, è infine quello della comunicazione empatica. Messaggi subliminali giungono al feto anche attraverso quello che la futura mamma pensa o sogna, che si traduce in emozioni.

Legame mamma e bambino

Come prosegue, dopo la nascita, il legame tra mamma e figlio? Esso deve essere rinforzato e portato a nuovi livelli, cosa che avviene innanzitutto, sul piano fisico, grazie all’allattamento al seno. Inoltre, a partire dalla nascita, l’altro genitore gioca un ruolo via via crescente. Il contatto fisico risulta il principale mezzo di comunicazione con il neonato, e dunque lo strumento privilegiato per rafforzare il bonding. Durante le prime settimane di vita, infatti, la vista del bambino non è ancora completamente sviluppata.

Il tatto rafforza il legame

Per tale ragione, fiducia e conoscenza reciproche tra genitori e figlio si sviluppano soprattutto grazie al senso del tatto e al contatto. Anche per questo motivo si consiglia di effettuare un massaggio quotidiano al neonato. Essa ha la funzione principali di sincronizzare i bioritmi tra i genitori e il bambino. Inoltre, crea un momento intimo. Ricordate che esso può essere ripetuto nei giorni solo se vostro figlio dimostra di apprezzarlo; in caso contrario, meglio lasciar perdere e cercare altri canali. Il massaggio deve essere delicato, soprattutto nelle prime settimane di vita. Può essere sufficiente anche solo accarezzare tutto il corpo. Lasciate stare la testa, ancora particolarmente dedicata, e concentratevi sugli arti e sul tronco. Non dimenticate, nell’effettuare il massaggio, la schiena e la pancia.

Questa estrema importanza del tatto come attività sensoriale privilegiata non esclude un ruolo cruciale anche per la vista. Il contatto visivo permette al bambino di sentirsi rassicurato da tale sguardo e, di conseguenza, dalla presenza dei genitori. Si consiglia infatti di guardare il bambino negli occhi in ogni momento possibile: quando lo si tiene in braccio o lo si culla, quando lo si cambia e, soprattutto, quando lo si allatta. Che l’allattamento sia al seno o artificiale, infatti, esso consiste in un momento di contatti prolungato tra mamma e figlio (o, nel caso di allattamento con biberon, anche con il papà).

Lo sguardo dell’amore

Lo scambio di sguardi in questo momento è essenziale, perché incrementa quell’intimità già contenuta nel momento stesso della nutrizione. Infine, per un buon bonding è necessario accogliere il pianto del neonato e imparare a interpretarlo. All’inizio del secolo scorso, era convinzione diffusa che correre in soccorso di un lattante piangente significasse viziarlo. Oggi sappiamo che questa credenza è quantomai lontana dalla verità. Al contrario, capire i motivi del pianto e imparare a distinguerli rappresenta una tappa importante della conoscenza reciproca tra i genitori e il bambino. Inoltre, per il piccolo, vedere che le sue esigenze sono comprese e che qualcuno provvede a soddisfarle serve a sviluppare un sentimento di fiducia nei confronti del papà e della mamma.

I rischi possibili

Come abbiamo accennato, porto e nascita rappresentano momenti di distacco tra mamma e figlio che, se non affrontati correttamente, possono comportare alcuni rischi che si rifletteranno sulla personalità del bambino. Durante queste fasi, innanzitutto, sia la madre, sia il bambino, subiscono gli effetti delle alte concentrazioni di ormoni, soprattutto ossitocina e prolattina. Di conseguenza, sono anche particolarmente ricettivi nei confronti di qualsiasi segnale che provenga dall’altro. Si tratta del momento in cui entrambe le persone sentono la necessità profonda, primordiale, di un contatto continuo e indisturbato. Ora devono infatti cominciare a conoscersi davvero per sviluppare a pieno quel sentimento di conoscenza reciproca.

Infatti, è stato dimostrato che i neonati sani, dopo la nascita, presentano poche necessità. Queste consistono nell’essere asciugati, avvolti in un tessuto delicato e tiepido e poi essere abbracciati dalla propria mamma. Qualsiasi altra routine effettuata, dunque, intralcia i bisogni del piccolo e il naturale svilupparsi del bonding. Pertanto, ogni altra azione dovrebbe essere rimandata almeno a dodici ore dopo il parto, per non rischiare di interrompere questo delicato momento. Un altro rischio possibile, un errore da non compiere, è quello di credere che il legame tipico del bonding abbia radici esclusivamente biologiche. Al contrario, esso si sviluppa anche con il tempo. Per questo motivo esso può, senza alcun dubbio, venire creato anche tra genitori e figli adottivi.

Come gestire l’ansia da distacco

L’ansia da distacco è tipica dei bambini che, appena, devono subire un distacco dai propri genitori, e in particolare dalla madre. Questo accade soprattutto quando, dopo il parto, anziché essere affidato alla braccia materne, il piccolo viene subito portato nella nursery. In genere questi bambini presenteranno un più alto livello di cortisolo, ovvero l’ormone dello stress, rispetto agli altri e piangeranno più spesso. I migliori ospedali in questo senso, dunque, favoriscono un attaccamento tra madre e figlio. In effetti, è stato dimostrato che i neonati nati a termine e tenuti a contatto con la pelle della madre per i primi novanta minuti dopo il parto risentono di alcuni benefici. In particolare, mostrano una notevole riduzione del pianto, un migliore adattamento termico e un più alto livello glicemico.

Scritto da marafallini
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