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Come iniziare lo svezzamento con la frutta: i consigli

Lo svezzamento è una tappa molto importante nella crescita del bambino, perché conosce nuovi alimenti: quando iniziare con la frutta?

Lo svezzamento è un momento molto importante nella vita dei bambini. Con questo termine, o più propriamente con alimentazione complementare, si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a una semi-solida e poi solida. Questo passaggio deve avvenire nel momento in cui il latte, da solo, non è più sufficiente a soddisfare le richieste nutrizionali del piccolo, soprattutto per quanto riguarda l’apporto di energia, proteine, e così via. Come e quando iniziare lo svezzamento con la frutta? Scopriamolo insieme.

Iniziare lo svezzamento con la frutta

La frutta è uno degli alimenti che non devono mai mancare nella dieta del bambino, in quanto ricca di vitamine, fibre e sali minerali, nutrimenti fondamentali per una sana crescita. Per questi motivi, è molto importante inserirla nell’alimentazione del piccolo da subito, appena si decide di iniziare con lo svezzamento. Alcuni pediatri la consigliano già a partire dai 4 mesi, altri invece dopo i 6 mesi. In genere si comincia con la pera e gli esperti la consigliano sotto forma di omogeneizzato, perché grazie alla sua lavorazione sarebbe più facile da digerire. Altri, invece, consigliano di dare la frutta fresca grattugiata. Ovviamente, non tutti i tipi di frutta sono consigliati all’inizio, ma nel giro di 2 anni il piccino potrà mangiare praticamente tutto.

Allattare al seno durante lo svezzamento

Il latte materno risulta fondamentale per una crescita sana e uno sviluppo ottimale. Inoltre, offre al neonato benefici a medio e lungo termine e alla madre effetti favorevoli per la salute. In particolare, al piccolo offre:

  • un ruolo protettivo contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie e la morte in culla;
  • la riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici;
  • la diminuzione del rischio futuro di obesità, di diabete di tipo 2, di malattie cardiovascolari;
  • un effetto positivo sullo sviluppo neuro-cognitivo associato alla durata dell’allattamento al seno.

Per molte donne riprendere a lavorare rappresenta un ostacolo all’allattamento e molto spesso ne causa l’interruzione. Pertanto, è opportuno organizzare nei luoghi di lavoro asili-nido con spazi adeguati per prolungare la durata dell’allattamento. Il Ministero della Salute ritiene necessario incoraggiare le mamme a continuare l’allattamento anche durante lo svezzamento e fin quando lo desiderano, anche dopo il primo anno di vita del bambino.

Come introdurre gli alimenti

In linea generale, il lattante a 6 mesi è pronto a ricevere cibi solidi. Intorno a quest’età, infatti, la maturazione intestinale si completa e lo sviluppo neurologico consente di afferrare, masticare e deglutire in maniera efficace. Non esistono modalità e menù definiti per iniziare lo svezzamento. Risulta necessaria l’interazione tra le preferenze della famiglia, le indicazioni del pediatra e il contesto socio-culturale e tradizionale per aiutare il bambino a sviluppare il proprio gusto e le scelte alimentari personali nell’ottica di un’alimentazione sana.

I cibi vanno offerti con il cucchiaino, senza forzare il bambino, consentendogli eventualmente di toccare il cibo nel piatto e mangiare con le mani. Non bisogna insistere se il piccolo non gradisce particolarmente qualche alimento, ma è necessario alternare cibi diversi per colore, sapore e consistenza.

È importante che il bambino mangi seduto con la schiena eretta per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto, toccando e pasticciando con il cibo.

Cosa fare se il bambino rifiuta la pappa

Inizialmente, potrà non essere facile far accettare la pappa e il bambino magari non riuscirà a finire tutto il pasto. Risulta molto importante non proporre subito l’alternativa del seno o del biberon, ma piuttosto anticipare il pasto successivo. La parola d’ordine per la riuscita dello svezzamento è la pazienza: bisogna sempre cercare di assecondare i tempi di ogni bambino, che anche tra fratelli possono essere assolutamente e fisiologicamente diversi.

Scritto da Francesca Belcastro
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