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Infibulazione: perché viene praticata e cosa è

L'infibulazione è una pratica diffusa in alcuni paese africani ed orientali e prevede la mutilazione dei genitali femminili nelle bambine e ragazze.

In alcuni paesi è una pratica ancora largamente diffusa che comporta gravi e irreparabili rischi. Stiamo parlando dell’infibulazione, una forma di mutilazione dei genitali femminili che viene eseguita su bambine e giovani donne. Ma perché si pratica e quali sono le conseguenze di questo intervento? Scopriamolo insieme!

Infibulazione: cosa è

L’infibulazione, parola che deriva dal latino “fibula” cioè spilla, è una pratica di mutilazione dei genitali femminili che prevede l’asportazione delle piccole labbra e parte delle grandi labbra vaginali, con annessa anche la rimozione del clitoride. A seguito di ciò si procede con la cauterizzazione e la cucitura della vulva con spago lasciando un’apertura di 1-2 cm per consentire la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Per favorire la guarigione della ferita la gambe delle giovani, per almeno tre settimane, vengono legate insieme. A subire tutto ciò sono principalmente le bambine e le ragazzine di età compresa tra i 4 ed i 15 anni d’età. La procedura dell’infibulazione, nei paesi in cui viene praticata, per tradizione è eseguita da una donna senza alcuna competenza medica e con strumenti rudimentali come coltelli, pezzi di vetro e forbici. Il dolore provato dalla giovani ragazze è talmente lancinante che molte di loro non sopravvivono. L’intervento, inoltre, viene praticato senza anestesia e trattamenti antisettici specifici.

Infibulazione bambina

Infibulazione: perché si pratica?

Ma perché viene eseguita l’infibulazione nelle giovani donne? La pratica ha lo scopo di conservare ed indicare al futuro marito che la ragazza è vergine, in quanto in alcune popolazioni la verginità è un prerequisito per il matrimonio. Ulteriore scopo è quello di rendere la ragazza incapace di provare piacere sessuale, così da prevenire la tentazione di concedersi a rapporti extra-coniugali. Tradizionalmente le donne infibulate vengono incise poi dallo sposo prima del matrimonio per consentire il rapporto sessuale sottoponendosi ad un intervento di scucitura della vulva, definito defibulazione.

Dopo il parto, le donne vengono sottoposte ad una reinfibulazione per ristabilire la condizione di purezza presente prima che si sposassero. In alcune culture tribali, invece, l’infibulazione viene effettuata perché renderebbe le giovani pure a livello spirituale, mentre in altre culture le donne non mutilate a livello genitale non sono considerate pure. Non viene infatti permesso loro di gestire cibo ed acqua perché è diffusa la convinzione che i loro genitali siano sporchi e disgustosi e, solo la rimozione di queste parti, le renderebbe donne più bella agli occhi degli altri.

Dov’è diffusa?

L’infibulazione è un’usanza tradizionale diffusa in modo particolare presso le popolazioni che abitano l’Africa subsahariana. Ma non solo, anche nei paesi a predominanza islamica dell’Asia, come Iran, Iraq, Oman, Yemen, Arabia Saudita ed Israele è presente questa tradizione. Nel 2013 secondo il rapporto dell’UNICEF “Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change” è stato stimato che più di 125 milioni di donne sono state vittime di una mutilazione genitale e circa 30 milioni di giovani donne rischiamo ancora di subire, nei prossimi dieci anni, questa pratica.

A causa dell’aumento della migrazione verso l’occidente, il fenomeno di infibulazione si sta rendendo visibile anche in Europa, dove qui ad esempio la clitoridectomia non è cosa sconosciuta: infatti già dalla seconda metà del diciannovesimo secolo in Inghilterra ed America una scuola di pensiero sosteneva che questo intervento fosse necessario per prevenire e curare alcuni comportamenti, quali la ninfomania e l’isteria.

Quali sono le conseguenze?

Le conseguenze della mutilazione dei genitali femminili possono essere molto gravi sia a livello psico-fisico che a livello sessuale. Le complicanze derivano dal modo in cui viene praticato l’intervento, dalle condizioni igieniche a cui sono sottoposte le giovani e dal non utilizzo dell’anestesia durante la mutilazione. Gravi emorragie, shock, lesioni dei tessuti, danni ad altri organi vicini ed infezioni (come il tetano) potrebbero portare alla morte delle donne. Altre conseguenze includono forti dolori durante le mestruazioni, sterilità, difficoltà nella minzione ed insufficienza renale.

A livello sessuale, invece, i rapporti diventano dolorosi e la donna infibulata perde completamente il desiderio sessuale. Anche durante il parto sono frequenti complicanze: è presente un aumento del rischio di mortalità del feto e della madre, rottura dell’utero e emorragie post parto.

Scritto da Alice Sacchi
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