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Giocare alla guerra a quattro anni

Mentre giocano, i bambini dicono spesso frasi come “ti uccido”, “sei morto”, “ti sparo” e i genitori si preoccupano, soprattutto perché pensano che quest’aggressività si rifletta nella sua vita da grande.

Però attenzione: premettiamo una cosa importante, ovvero che esiste una componente di “aggressività sana” che rientra nella normale fase di crescita di ogni bambino. Proprio così: circa a un anno e mezzo, il bambino esplora gli oggetti con la bocca e “assaggia” anche gli altri bambini. È anche questa “aggressività”, ma senza alcuna intenzione nociva.

Quando cresce, ovvero dopo i due anni, questa aggressività non è altro che il suo modo per affermarsi e ottenere il consenso degli altri. Infatti non è ancora capace di giocare secondo le regole e a confrontarsi con gli altri in modo “civile” per cui la tendenza è quella di prevalere sugli altri. Quest’atteggiamento si placa in genere dopo i sei anni, con lo sviluppo del linguaggio.

Quindi è ovvio: negli atteggiamenti e nei giochi dei bambini piccoli non è mai presente la volontà di far del far male a qualcun’altro. Va da sé che i giochi di fantasia, anche quelli di guerra, sono modi in cui i bambini mettono alla prova la propria forza fisica. Come tutti i cuccioli di animale, solo in questo modo imparano in prima persona a dosare la propria aggressività, a controllarla e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

Come genitori possiamo solo impedire che i bambini si facciano del male fisicamente e moralmente, ma non arrabbiamoci perché sarà il bambino stesso a sentirsi spaventato e minacciato dal nostro comportamento.

Scritto da Laura Maisano
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