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Disturbo dell’attenzione infantile: l’ADHD

Il disturbo dell'attenzione è uno dei più comuni tra iquelli diagnosticati negli ultimi anni. Vediamo come riconoscerlo e cosa fare.

Tra i tanti disturbi del comportamento, uno dei più comuni è sicuramente quello dell’attenzione che si manifesta nella maggior parte dei casi in età infantile. Per questo motivo è possibile parlare di ADHD, un acronimo inglese che sta ad indicare appunto questo tipo di problematica. Le prime manifestazioni si hanno quindi nel periodo dell’infanzia e sono associate a disturbi dell’attenzione e ad una iperattività superiore al normale.

Di cosa si tratta e in cosa consiste

I bambini affetti da questo problema sono facilmente riconoscibili se paragonati ai ragazzi della stessa età che gli stanno intorno e che non hanno lo stesso disturbo. Questi soggetti infatti, non riescono a mantenere l’attenzione a lungo, non riescono a rimanere concentrati e focalizzati su un compito per molto tempo, sono poco organizzati e spesso non portano a compimento il lavoro che gli è stato affidato. Nella maggior parte dei casi a questo tipo di aspetto se ne associa un altro che porta questi bambini ad essere eccessivamente agitati, iperattivi, rumorosi. Questo avviene perché il soggetto affetto da ADHD non è in grado di comprendere quale sia il giusto comportamento da tenere in un determinato luogo e non è nemmeno in grado di riuscire a sedare i comportamenti inappropriati. Per molti anni si è pensato che questo genere di patologia fosse unicamente di tipo psicologico, ma recentemente è emerso come tutto ciò potrebbe avere anche una spiegazione nella genetica. Infatti, il comportamento tipico di questi soggetti si può spiegare anche attraverso un disturbo a carico di alcune funzioni della corteccia cerebrale e più in particolare si potrebbe trattare di una inibizione di quelle funzioni deputate all’autocontrollo. La scienza ha individuato anche cause e fattori diversi da quelli genetici e includono nascita prematura, utilizzo di alcol o fumo in gravidanza, lesioni a carico dell’encefalo, esposizione elevata al piombo.

Frequenza e durata

La prevalenza di questo disturbo varia molto a seconda dell’ambiente e delle condizioni sociali in cui il soggetto cresce e si sviluppa. Nonostante ciò, è possibile stabilire come quasi il triplo dei bambini affetti da questo disturbo del comportamento è maschio. La spiegazione di questo sta anche nel fatto che generalmente il sesso maschile ha una probabilità nettamente superiore di ammalarsi di patologie a carico del sistema nervoso. Questi valori cambiano nel momento in cui fratelli o sorelle del bambino affetti hanno una probabilità da 5 a 7 volte superiore di presentare lo stesso disturbo in futuro, rispetto agli altri ragazzi che sono cresciuti in famiglie totalmente sane. Per quanto riguarda invece la durata che il disturbo può avere, nella maggior parte dei casi questo interessa l’età infantile e anche l’adolescenza, solo in una piccola percentuale (circa il 30%), questo disturbo interessa anche la vita adulta dell’individuo. Ovviamente alterazioni di questo tipo risultano limitanti da un punto di vista lavorativo-occupazionale, determinano scarsa capacità di relazionarsi con i propri pari e tutto ciò non fa altro che peggiorare la condizione del soggetto che ad ogni fallimento sceglierà sempre di più di chiudersi in se stesso.

Trattamento dell’ ADHD

Il trattamento va indirizzato verso tutte quelle aree che sono inibite e compromesse in soggetti di questo tipo. Le varie terapie in uso quindi, mirano a far apprendere al soggetto capacità di risoluzione dei problemi, capacità di autocontrollo, di conoscenza di se stesso e capacità di relazionarsi con gli altri

Scritto da Redazione Online
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