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Come controllare i figli senza risultare invadenti

Noi insegniamo ai bambini come comportarsi nel mondo reale, ma noi li prepariamo per il ciberspazio?. Poiché sempre più bambini usano la rete come un parco giochi digitale –in media il bambino inglese trascorre circa 130 minuti in rete – la questione sta diventando cruciale. Secondo il Digital Literacy Report (indagine sull’alfabetizzazione digitale), un sondaggio su 2.050 adulti del Regno Unito accreditato da YouGov da Halpern Cowan, di cui il 69% vorrebbe lezioni obbligatorie sull’argomento per essere introdotto come parte del programma ministeriale che rivela una fondamentale insicurezza riguardo l’opera dei genitori nel 21esimo secolo. Circa metà degli adulti (48%) dice che loro sono preoccupati che le azioni online dei loro bambini distruggeranno le loro future possibilità di entrare in una prescelta università o aggiudicarsi un primo lavoro. Che, voi potete discutere è la buona notizia: la preoccupazione tra genitori riguardo le attività online dei loro figli sta crescendo. La cattiva notizia: il 44% dei genitori non sta controllando cosa i loro figli fanno online. “Il problema è che molti genitori non sono su internet”, dice Louis Halpern, che è direttore esecutivo di Halpern Cowan e autore di un libro sul gestire la loro reputazione online. Oggi noi dovremmo insegnare nella scuola e nell’università, che loro non dovrebbero pubblicare qualsiasi cosa. Con il ciberbullismo, la cura di sé e considerazioni legali, come la condivisione di file (tutte vere preoccupazioni) per i genitori del Regno Unito quando i loro figli sono online, l’inchiesta dimostra una mancanza di consapevolezza tra i genitori riguardo cosa esattamente i bambini fanno quando loro vanno sul web.

Mentre i genitori sanno che loro dovrebbero controllare cosa i loro figli stanno guardando in tv e chi incontrano, loro ignorano internet. “E’ in parte un problema generazionale”, dice Halpern. “Molte persone sono insicure riguardo internet, o non sanno usarlo loro stessi per niente”. Gli adulti che lo usano sembrano ancora non proprio consapevoli del suo impatto e loro stessi sono analfabeti digitali. Più di un quarto, 28% dai 18 ai 35 anni nel sondaggio ha ammesso che loro hanno pubblicato contenuti ch loro sono arrivati a rifiutare su piattaforme come Facebook o Twitter. “La gente ha bisogno di migliorare le conseguenze online. Possono colpire la loro reputazione o quella dei loro figli”, dice Halpern. Circa il 47% ha detto di fare online ricerche su persone prima di incontrarsi con loro professionalmente o privatamente. Circa il 58% dai 18 ai 35 anni hanno pubblicato la loro data di nascita –spesso la prima cosa chiesta nei controlli di sicurezza per servizi come online banking. “Io voglio che gli insegnanti ne parlino con i genitori”. E’ responsabilità dell’educatore e dei genitori controllare i bambini, dice Halpern che lui stesso ha una figlia di 16 anni che interagisce online. Chiestogli come tener d’occhio i bambini senza essere invadenti, lui ha risposto: Non abbiamo modo di dire quando entrare senza permesso smette e inizia. Voi non dovete essergli amici su face book, ma voi potete chieder loro a riguardo a cena. Interagite con vostro figlio. Aprite l’account e-mail, comunicate. A volte è un problema generazionale.

Scritto da Vittoria Bortone
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