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Canzoni sulla primavera dello Zecchino d’oro

Lo Zecchino d’oro è un celebre festival della canzone del bambino che dalla prima edizione, andata in onda nel lontano 1959, è ancora molto seguito dal pubblico di grandi e piccini. Tra i partecipanti possiamo ricordare alcuni che sono diventati famosi e che hanno costruito una brillante carriera artistica, come Cristina D’Avena che salì sul palco nel 1968, a soli quattro anni, con la canzone “Il Valzer del moscerino”, Walter Brugiolo, che cantò nel 1967 “Popof” e poi ha lavorato come attore in vari film e Gian Marco Gualandi, che calcò le scene dello Zecchino nel 1964 con il pezzo “Da grande voglio fare” ed è diventato autore di tante canzoni, tra cui il simpaticissimo brano “Le tagliatelle di nonna Pina”.

Fra le tematiche più trattate nei pezzi dello Zecchino d’oro c’è quella della primavera, tanto che è stato creato un album di raccolta nel 1994, dal titolo “Canzoni di primavera”. Una delle più belle canzoncine è “Rondinelle“, cantata dal Coro dell’Antoniano e il testo è questo:

“Aria di festa, brezza di mare,
qual buon vento vi porterà.
Aria di festa, brezza di mare,
qual buon vento…

Aria di festa, brezza di mare
qual buon vento…
aria di festa, brezza di mare
qual buon vento…

Ecco, tornano le rondinelle,
bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle,
Poi in picchiata si buttano giù.

Ecco, tornano le rondinelle,

bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle,
Poi in picchiata si buttano…

Per portare pezzi di cielo
a chi vede tutto nero.
Per portare raggi di sole
a chi ha freddo in fondo al cuore.
Pezzi di cielo, raggi di sole per cantare…

Ecco, tornano le rondinelle,
bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle
Poi in picchiata si buttano giù.

Ecco, tornano le rondinelle,
bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle,
poi in picchiata si buttano…

Per portare stelline nelle tane
e risvegliare il dormiglione.
Per portare carezze di vento,
così ognuno è più contento.
E tutti in coro: tanti, tanti più di cento…

Ecco, tornano le rondinelle,
bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle,
poi in picchiata si buttano giù.

Ecco, tornano le rondinelle,
bianche e nere nel cielo blu.
Volano in alto, verso le stelle,
poi in picchiata si buttano…

Per portare odori di fiore
e nuvole rosa di voglia d’amore:
che si aprono tutte le porte
e tutti fuori a cantare più forte.
Forte, forte, forte, forte, forte, for…te…
Forte, forte, forte, forte, forte, forte, forte, forte
Forte, forte, forte, forte, forte, forte, forte, for…te

E’ tornata la bella primavera,

le rondinelle ce l’hanno detto
con quei voli come una chimera
e coi nidi sotto al tetto.”

E’ tornata la bella primavera,
le rondinelle ce l’hanno detto
con quei voli come una chimera
e coi nidi sotto al tetto.”

Altra canzone molto carina è “Il fiore di città“, cantata nel 1976 da un bimbo di nome Fabio Barbieri. Racconta di un fiorellino che a primavera nasce per caso su di un marciapiede di cemento di una città, ma poi viene strappato da uno spazzino. Questo brano vuole denunciare la mancanza di spazi verdi nei centri urbani e l’insensibilità dei cittadini per la natura. Ecco il testo:

“Ho visto un fiore giallo,
nato in una strada,
dentro una fessura
In mezzo al marciapiede.

Un cane che passava
curioso l’ha annusato,
chiedendosi cos’era
quel coso sconosciuto.

Un fiore di città
è nato sul cemento.
Non ha trovato un prato!
Un fiore di città
che forse non sapeva,
oppure si è sbagliato!

Un giorno lo spazzino,
pulendo il marciapiede,
strappando il fiorellino
si è messo a borbottare:
“Ma guarda un po’ che roba!
Un fiore proprio qui.
Poteva come gli altri
nascere in un prato.”

Un fiore di città
è nato sul cemento.
Non ha trovato un prato!
Un fiore di città,
che forse non sapeva,
oppure si è sbagliato!

Il prato prima c’era,
poi hanno costruito
e la città diventa
un mostro di cemento.
E mangia tutto il verde
e sporca il cielo azzurro:
così continuerà
se noi non la fermiamo!”

Scritto da Antonietta Zazzara
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