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bambini che dicono no: come intervenire?

Quando il bambino di 12-18 mesi se ne va per casa mettendo le mani dappertutto si sente quasi sempre dire “no!” da parte dei genitori o di chi è con lui in quel momento.

Ecco, dunque, che per il bambino il “no!” è qualcosa legato ad una proibizione, al non fare qualcosa, ad un concetto.

Oltre all’associazione della parola “no” ad un concetto, il bambino interpreta il “no” in un certo senso come una forma di aggressione (quando viene fermato “sul più bello” mentre sta facendo qualcosa che per gli adulti non dovrebbe).

Allo stesso modo, quando il bambino impara ad usare questa parolina lo fa per usare questa sorta di arma contro gli altri, esprimendo in un determinato momento la sua volontà, la sua indipendenza, rifiutando un condizionamento che gli viene dall’esterno.

In realtà il bambino che impara a dire di “no” fa una grande conquista, legata proprio all’affermazione di sé, come individuo diverso dagli altri.

Certo, all’età di 2-3 anni, il suo “no” può apparire come un divertimento, una provocazione ed essere utilizzato per dare sfoggio a capricci per vari motivi, ma tutto s’impara con il tempo e un domani potrà usare questa parola per opporsi a idee, opinioni che non gli sembreranno giuste e far valere così il suo pensiero.

Talvolta i bambini possono diventare eccessivamente oppositivi, dicendo “no” e opponendosi a qualsiasi cosa gli venga proposto e indicato di fare, anche a cose che precedentemente gli faceva piacere fare.

Arriva un periodo, per tutti i bambini, in cui affermare se stessi diventa una necessità e così lo fanno manifestando la propria contrarietà a tutto. Altre volte ancora i bambini lo fanno perché si sono modificati gli equilibri familiari (ad esempio per la nascita di un fratellino) e questo provoca una reazione nel piccolino.

Infine, dietro i continui “no” del bambino ci sono genitori, nonni e parenti troppo direttivi con lui, che utilizzano sempre toni imperiosi e staccati o al contrario cercano di farlo ragionare all’infinito, spiegando di continuo perché dovrebbe fare qualcosa o meno… tutto ciò non porta altro che incomprensione da parte del piccolo che reagisce a suo modo, con le armi che ha.

È quindi sempre necessario far capire al bambino che il suo aiuto, la sua collaborazione sono preziosi per i genitori o i nonni, che il suo buon comportamento fa piacere, è utile. Il bambino necessita di rispetto e motivazioni precise (semplici da comprendere) che lo incentivino a comportarsi bene e fare quello che è giusto, al momento giusto.

Il bambino va trattato al pari di un altro adulto, senza eccedere con oppressione o, in senso opposto, con eccessiva dolcezza.

Infine, se qualcosa va imposto è bene farlo con fermezza, con coerenza (se viene dato un divieto questo deve valere sempre).

Scritto da Arianna Spatafora
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