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Il congedo di maternità: cosa bisogna sapere

Congedo di maternità. Un argomento complesso per le future mamme lavoratrici. Tutto quello c'è da sapere in merito.

Il congedo di maternità è il periodo di astensione dal lavoro, previsto dalla legge, per la madre lavoratrice. La lavoratrice che sta per diventare madre o ha partorito deve obbligatoriamente astenersi dal lavoro per un determinato periodo. Ecco cosa deve sapere ogni futura mamma lavoratrice, diritti e doveri che riguardano il loro “congedo di maternità”.

Congedo di maternità

L’astensione obbligatoria dal lavoro della lavoratrice, durante il periodo di gravidanza e puerperio, è la definizione prevista dal Decreto Legislativo 151 del 2001 o Testo Unico maternità/paternità.

Durante il congedo di maternità la donna percepisce un’indennità economica che sostituisce la sua retribuzione.

Questo diritto spetta a tutte le donne lavoratrici nei casi di gravidanza, adozione e affidamento (nazionale e internazionale) di minore.

In caso di impedimenti alla madre di usufruire di questo congedo, il diritto all’astensione dal lavoro e all’indennità spettano al padre (congedo di paternità).

Ma approfondiamo l’argomento, analizzandone i vari aspetti.

A chi spetta

Hanno diritto al congedo di maternità tutte le lavoratrici rientranti nelle seguenti categorie:

  • dipendenti assicurate Inps (apprendiste, operaie, impiegate, dirigenti)
  • disoccupate o sospese il cui congedo ha avuto inizio entro 60 giorni dall’ultimo giorno lavorativo oppure dopo questo termine, ma in stato di mobilità, cassa o per le quali sussiste l’indennità di disoccupazione
  • addette ai servizi domestici o familiari con 26 contributi nell’arco dell’anno precedente, o 52 nei due anni precedenti
  • agricole a tempo indeterminato o determinato
  • a domicilio
  • LSU o APU

Per poter beneficiare di congedo di maternità la donna deve aver lavorato almeno 12 mesi con l’azienda delegata al congedo. Per le dipendenti part-time il requisito minimo sono 1.250 ore.

Lavoratrice autonoma

Le lavoratrici autonome non hanno diritto al congedo di maternità.

Tuttavia, per 5 mesi hanno il diritto di percepire un trattamento economico di maternità. Ciò anche se in questo periodo continuano l’attività lavorativa.

Il trattamento economico di maternità è pari all’80% della loro retribuzione.

Interruzione gravidanza

In caso di interruzione di gravidanza entro il 180° giorno dall’inizio della stessa la donna ha diritto alla malattia.

Se l’interruzione avvenisse dopo questo termine l’aborto sarebbe considerato al pari di un parto e la donna beneficerebbe dell’intero congedo.

La lavoratrice autonoma che subisca aborto dopo il terzo mese di gravidanza avrebbe diritto all’indennità di maternità per 30 giorni.

La donna che abbia subito interruzione di gravidanza potrebbe rientrare al lavoro in qualunque momento, previa comunicazione 10 giorni prima al datore di lavoro.

Durata

Il Testo Unico maternità/paternità prevede che il congedo di maternità obbligatorio spetti:

  • prima del parto
    2 mesi prima della DPP (data presunta parto), il giorno del parto e per i periodi di interdizione disposti dal medico per gravidanza a rischio o mansioni incompatibili
  • dopo il parto
    3 mesi successivi al parto (se questo avviene dopo la data prevista, anche per i giorni di differenza) e per i periodi di interdizione posticipata per problematiche accertate di salute o mansioni incompatibili con il puerperio.

Dopo questo periodo, per le madri che lo richiedono, esiste anche il congedo di maternità facoltativo.

L’astensione facoltativa è di 6 mesi, usufruibili in toto, per singoli giorni o ore.

Le aziende, tuttavia, possono fornire ai dipendenti fino a 12 settimane di congedo non retribuito, all’anno.

Retribuzione

Come previsto dal Testo Unico maternità/paternità l’azienda è tenuta a corrispondere alla donna, assente per congedo di maternità, la relativa indennità economica.

Attualmente non offrono questo tipo di congedo gli Stati Uniti, la Svizzera e Papua Nuova Guinea.

Durante l’astensione obbligatoria la retribuzione è al 100%, mentre nel successivo periodo di congedo facoltativo è inferiore.

Infatti, se la madre lavoratrice usufruisce dell’astensione facoltativa entro i 6 anni di età del bambino, il congedo è retribuito al 30%. Dopo questo limite e fino al 12° anno di età non è più retribuito.

Quando chiederlo

La richiesta di congedo di maternità obbligatorio deve essere inoltrata all’Inps, telematicamente.

I mezzi a disposizione per farlo sono il web, il Contact Center e i Patronati.

La domanda di maternità va inoltrata prima dell’inizio del congedo o non oltre 1 anno dalla fine del periodo di indennità.

Al lavoro è corretto comunicare la gravidanza e la data approssimativa di inizio del congedo, così da permettere al datore di lavoro di organizzarsi al meglio (e per tempo) per individuare una sostituzione adeguata nel periodo di assenza.

La legge, tuttavia, non prevede un termine preciso entro il quale fare questa comunicazione. L’ottimale sarebbe farlo alla conclusione del primo trimestre di gravidanza.

Congedo paternità

In caso di accertate circostanze che impediscono alla madre di usufruire del congedo di maternità, questo diritto e la relativa indennità spettano al padre.

Ciò può accedere quando la madre, lavoratrice e non, sia deceduta o abbia una grave infermità, abbandoni la famiglia, rinunci al congedo di maternità, non abbia l’affidamento del figlio.

FAQ

L’argomento è complesso e forse vi sarà rimasto ancora qualche dubbio. Ecco dunque riportate di seguito alcune delle domande più frequenti sul congedo di maternità.

I benefici sanitari valgono durante il congedo di maternità?

I vantaggi sanitari continueranno durante il congedo di maternità. Tuttavia, a seconda dei criteri aziendali, potrebbe essere necessario pagare di tasca propria una parte delle spese.

Avrò ancora la stessa mansione dopo il congedo di maternità?

La legge garantisce, una volta rientrati in attività, di ricoprire lo stesso ruolo. Nel caso, però, in cui il ruolo che si andava a occupare prima del congedo sia stato eliminato dall’azienda, verrà offerta la possibilità di ricoprire una mansione di pari livello (o molto simile) a quella precedente (in termini di funzioni di lavoro, retribuzione e benefici).

Il datore di lavoro può negare il congedo di maternità?

Il datore di lavoro non può, unilateralmente, negare il congedo di maternità.

Se ciò avviene, occorre, in primo luogo, esaminare l’idoneità del congedo di maternità. Quindi, pianificare una riunione con i sindacati per scoprire perché la richiesta è stata respinta. Se si soddisfano tutti i requisiti ma il congedo di maternità non è ritenuto idoneo, contattare l’associazione nazionale per le donne e le famiglie o il dipartimento del lavoro per suggerimenti su come correttamente negoziare il congedo di maternità.

Solo in seguito a contrattazione è possibile accordarsi su eventuali modalità e tempistiche, ma si tratta di un diritto della futura o neo-mamma lavoratrice beneficiare di questo periodo.

Quali documenti è necessario presentare?

Una volta inoltrata, telematicamente, la domanda di maternità, è necessario presentare all’Inps il certificato medico di gravidanza e altra eventuale ulteriore documentazione sanitaria.

Per procedere è possibile recarsi agli sportelli Inps territorialmente competenti oppure inviare raccomandata in busta chiusa. In questo caso è preferibile specificare il nr. di protocollo rilasciato dalla procedura di domanda online e indicare “Documentazione domanda di maternità: certificazione medico sanitaria“.

Scritto da Mammemagazine
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