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Come ho combattuto e battuto la tristezza post-partum

Mia figlia ha 4 mesi, e la situazione che mi si è presentata all’arrivo del bebè in casa, ha portato con se un discreto carico di pensieri e dubbi. Perchè non beve dal biberon? Che cosa posso fare per questo nasino tappato? E per l’amor del cielo, perché non riesce a dormire ancora per l’intera notte? Ma la battaglia che dovevo combattere come neo mamma era ancora più pesante di quanto immaginassi. Quando sono arrivata a casa con la mia piccola, pensavo di essere preparata a fronteggiare la situazione, considerando che per molti mesi mi ero informata, avevo studiato, mi ero preparata bene per affrontare il momento. Sarei stata in grado di risolvere qualsiasi problematica. Avevo appena varcato la soglia di casa, e già capivo che il mio sogno si sarebbe infranto come un castello di carta.

Mi sembrava di guardarmi dal di fuori, mentre mi stavo lentamente disgregando, trasformandomi in un guscio vuoto, passando la maggior parte delle mie notti insonni rimuginando. Pensieri negativi mi consumavano, le lacrime cadevano incessantemente dai miei occhi senza alcuna ragione apparente. Qualsiasi cosa mi causava ansia. Mia mamma è rimasta con me per aiutarmi in quel periodo, mio marito era di estremo supporto, la mia piccolina un vero angioletto, eppure io non sapevo far altro che preoccuparmi.

La moltitudine di ormoni ballerini, la stanchezza fisica, e l’impatto con questo cambio così radicale, mi aveva fatto sprofondare nella classica spirale della tristezza post- partum, anticamera della depressione. Oggettivamente, sapevo che cosa mi stava succedendo, ma non riuscivo a dare un nome a questo problema ne a capire che dovevo scuotermi in qualche modo. Questa tristezza si stava appropriando di tutto, del mio corpo, della mia mente e del mio cuore.

Fortunatamente, la mia fase di depressione è durata solo due settimane (per me lunghissime), prima che pian piano ricominciassi a riappropriarmi di me stessa e ricominciare la mia avventura di neo mamma con la passione e lo zelo che ho sempre immaginato avrei avuto per il mio bambino. Per tutte quelle mamme che si trovano ad affrontare un momento simile, desidero elencare alcuni consigli, che possono essere di aiuto per prendere la forza e superarlo.

Permetti agli altri di aiutarti. Per qualche ragione, anche se tutto ciò mi causava grossa ansia, avvertivo dentro di me l’assurda sensazione di dover stare sempre all’erta per il mio bambino. Mi faceva sentire colpevole il fatto che qualcuno potesse prendersi cura del bambino al posto mio, ma mi rendevo anche conto di aver necessità di staccare, di avere alcuni momenti solo per me. Bisogna cercare di affidare il bimbo al proprio compagno, ad un familiare o un amico caro per prendersi cura di qualche poppata notturna al posto nostro, e concederci di recuperare un po di sonno. Ho realizzato questo solo quando ho capito che non potevo essere una buona mamma per la mia bambina, se ero completamente scarica. Non avrei potuto darle nulla.

Buttati nella mischia. Qualsiasi cosa relativa alla cura e alla crescita della mia bambina era per me fonte di terrore. Avevo paura di lavarla, di vestirla, di guidare con lei in macchina. Pensavo così tanto alle problematiche che si apprestavano a verificarsi che non avevo la più pallida idea di come le avrei superate. Piano piano invece, ho imparato a fronteggiare le mie paure, ed affrontarle una alla volta. La fiducia in me stessa aumentava giorno dopo giorno.

Libera le tue mani. Se guardo indietro, penso che il sentirmi legata dall’avere sempre in braccio la bambina fosse una delle ragione per le quali la mia preoccupazione cresceva costantemente. Non riuscivo ad immaginare come poter fare le cose che dovevano essere fatte, tenere in ordine la casa, non potevo fare nulla di produttivo tenendola sempre in braccio, incluso prendermi cura di lei. Mi sentivo in colpa di doverla mettere giù in culla, ma non riuscivo a muovermi con lei tra le braccia. A quel punto ho cominciato ad utilizzare una fascia porta neonato. Desidero consigliare fortemente le neo mamme di servirsi di questo strumento. Potermi occupare delle cose, avendo con me la mia bambina mi ha riempita di energia.

Credi nel potere del tempo. Quando sei stanca ed esaurita, hai solo bisogno di tempo. Ci è voluto tempo prima che i miei ormoni abbiamo cominciato a bilanciarsi. Avevo bisogno di conoscere e abituarmi a mia figlia, una piccola sconosciuta che era completamente dipendente da me. Ho avuto bisogno di tempo per intraprendere una parvenza di routine. E alla fine, dopo quattro mesi, mi sono accorta che fare il genitore era la più grande gioia della mia vita, non la più grande fonte di preoccupazione. Affronto le cose, senza preoccuparmi; ogni tanto piango ancora, ma perché sono colma d’amore per la mia piccolina.

La tristezza e la depressione post- partum sono problematiche reali. Ti consumano, ti debilitano e si manifestano in maniera molto inaspettata. Un gruppo di sostegno, una riacquistata fiducia in se stessi, e sopratutto il tempo, hanno contribuito a farmi scoprire tutta le gioia della maternità, che era ferma li, dietro l’angolo.

Per ulteriori informazioni, leggete articoli, confrontatevi. Ci sono molti gruppi di sostegno, siti dedicati a questa problematica che possono aiutare la neo mamma in questi delicati momenti della sua vita.

Scritto da Daniela Antinozzi
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